“Un provvedimento ‘inutile’, dal momento che l’ordinamento italiano già dispone di chiare norme finalizzate a reprimere ogni forma di discriminazione. ‘Un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione’, facendo intravvedere pertanto un tentativo più ideologico che sostanziale”. Così l’assemblea dei responsabili dei movimenti della Consulta delle aggregazioni laicali della Basilicata, che si è riunita nei giorni scorsi in videoconferenza, sulla proposta di legge Zan sull’omotransfobia. “Una legge in tal senso rischierebbe di limitare di fatto la libertà della Chiesa di annunciare il proprio bimillenario insegnamento evangelico in materia di famiglia, sessualità ed educazione – aggiunge la Consulta regionale -; in pari tempo si corre il rischio di colpire chiunque, in ottica puramente laica, creda nel principio della complementarità sessuale come requisito di base sia per la famiglia umana che per l’adozione, o voglia più semplicemente ribadire il diritto del bambino ad avere un padre ed una madre e ritenga aberrante la pratica dell’utero in affitto”.
Dall’assemblea del laicato regionale della Basilicata l’auspicio che il Parlamento – e in particolare quanti in esso si riferiscono alla dottrina sociale della Chiesa – dedichi al tema “un supplemento di riflessione superando ogni intento ideologico della questione e si concentri piuttosto sulla ripresa post-Covid che al Sud si presenta ancora più problematica che nel resto del Paese”.