“È impensabile che per settembre si possa procedere a una messa in sicurezza degli edifici che dovranno subire un reintegro o una riconversione, ma è auspicabile che almeno gli studi di vulnerabilità vengano eseguiti in tempi brevissimi dagli stessi enti proprietari, al fine di poter scongiurare scenari che appartengono ad un passato da dimenticare”. È quanto afferma Domenico Angelone del Consiglio nazionale dei Geologi (Cng), delegato del Cng nell’Osservatorio per l’Edilizia scolastica intervenendo sulle linee guida per la ripresa delle lezioni per il prossimo anno scolastico emanate dal ministero dell’Istruzione con una nota del 26 giugno scorso. A tale riguardo la ministra Lucia Azzolina ha chiarito come fronteggiare la nuova necessità di distanziamento tra gli alunni, mediante il coinvolgimento degli enti locali che saranno chiamati a collaborare mettendo a disposizione edifici scolastici dismessi in seguito al dimensionamento della rete scolastica, o altre strutture in cui poter ospitare gli alunni, visto che le aule, nella maggior parte dei casi, risultano insufficienti a garantire le distanze minime richieste dall’emergenza sanitaria. “Certamente non bisogna dimenticare il grande sforzo fatto in questi anni dal Governo per la messa in sicurezza e miglioramento sismico di numerosi istituti scolastici versanti in condizioni al limite dell’agibilità – dichiara Angelone -, ma al contempo è doveroso ricordare come il numero di edifici da sistemare sia ancora molto elevato. Numerosi sono stati gli immobili che, a seguito dei nuovi assetti organizzativi delle singole province, sono stati dismessi e quindi non più segnalati come edifici meritevoli di attenzione dal punto di vista della sicurezza sismica, tant’è che per molti di questi non sono stati nemmeno eseguiti i dovuti studi di vulnerabilità”.
“Come per la gran parte degli edifici scolastici dismessi – prosegue il geologo – anche per altre strutture ad oggi impiegate in maniera diversa (biblioteche, cinema ecc..) non si dispone dell’adeguata conoscenza del rischio a cui sono esposti (sicuramente per quelli costruiti negli anni ’60, ’70 o precedenti a tali periodi), mancando elementi fondamentali per la sua quantificazione: la conoscenza approfondita del fabbricato dal punto di vista strutturale, la conoscenza del sottosuolo, la conoscenza puntuale delle amplificazioni sismiche per cause geologiche, la presenza di cavità”. Da qui l’auspicio che vengano eseguiti in tempi brevissimi almeno “gli studi di vulnerabilità degli edifici che dovranno subire un reintegro o una riconversione così da scongiurare scenari che appartengono ad un passato da dimenticare”.