“Durante la pandemia, la violenza è l’unica attività che non è messa in quarantena e prosegue la sua scia di morte e disumanità in tutto il Messico. Finora ci sono già 14.000 omicidi dall’inizio dell’anno. La violenza all’interno della famiglia è aumentata. Oggi, nel mezzo di questa crisi sanitaria ed economica che stiamo attraversando, è urgente alzare la voce e ribadire che la carità cristiana non è ai margini della giustizia, ma piuttosto la suppone”. È la triste e dura constatazione della Conferenza episcopale messicana, contenuta nel messaggio rivolto al popolo messicano, nel mezzo del contagio da Covid-19.
Nel testo si ricorda che “è obbligo dello Stato rendere effettiva la giustizia che implica la sicurezza dei cittadini, la punizione dei colpevoli di violenza e criminalità organizzata, senza fare eccezioni nell’applicazione dello Stato di diritto. Corruzione e impunità sono un binomio che va di pari passo e che continua a sfidarci”.
I vescovi si rivolgono ai violenti e ai criminali: “Non ci stancheremo mai di esortarli a pentirsi, a cambiare la loro vita e alla riconciliazione. Allo stesso modo, offriamo le nostre preghiere per tanti fratelli e sorelle che soffrono o sono morti a causa della violenza. Noi vescovi messicani vogliamo rimanere impegnati nella pace e nelle cause sociali del nostro popolo. Sappiamo bene che solo la riconciliazione, promossa dalla famiglia, crea un’autentica qualità della vita”.
La Conferenza episcopale denuncia, poi, che l’attuale situazione politica è caratterizzata “da mancanza di dialogo tra i diversi attori, da polarizzazione ideologica e dal rischio di un’insufficiente divisione dei poteri”. L’appello è a rafforzare le istituzioni autonome dello Stato, specialmente l’Istituto nazionale elettorale, e a promuovere il bene comune, combattendo le pratiche d’odio, divisione ed esclusione.