In Italia nel corso degli anni si è assistito a una diminuzione della mortalità per diabete (da 3,69 per 10mila abitanti nel 2003 a 2,96 ogni 10mila abitanti del 2017). “La mortalità per diabete colpisce in particolar modo le persone residenti nelle regioni del Mezzogiorno; pertanto, il tasso standardizzato si attesta a 4,48 per 10.000 nelle regioni del Sud e a 4,26 per 10.000 nelle Isole, mentre nelle regioni del Centro si attesta a 2,61 per 10.000 e in quelle del Nord a 2,2 per 10.000. Questi dati testimoniano che nel Mezzogiorno la prevenzione e la qualità dell’assistenza è meno efficace rispetto ad altre zone del Paese”. Lo si legge nel report “La gestione del diabete mellito tipo 2 in Italia: Analisi regionali”, redatto da Vihtali e Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane.
In una nota viene ricordato che il diabete mellito di tipo 2 (Dm2), che è in gran parte prevenibile con azioni nei confronti dei principali fattori di rischio, come l’obesità e la sedentarietà, si stima colpisca (indagini campionarie dell’Istat) il 5,7% della popolazione, secondo altre stime (Rapporto Arno) il 6,2% degli italiani. Secondo i dati dei Medici di medicina generale (Mmg) sono quasi 81mila i pazienti adulti presi in carico per patologia diabetica, pari all’8% della popolazione.
Il diabete, viene evidenziato nel report, “si associa ad una serie di complicanze con elevato impatto sul sistema sanitario, in termini di risorse (il diabete, infatti, assorbe circa il 9% della spesa sanitaria), e sulla società, in termini di aumento del rischio di mortalità”. E “mostra anche evidenti differenze territoriali, come dimostrato dalla sua prevalenza che, al netto della struttura demografica, è pari al 5,9% nel Meridione, 4,0% nel Nord-Ovest e 4,1% nel Nord-Est”. Secondo i dati raccolti dai Mmg un paziente assistito costa mediamente in un anno 1.263 euro con significative differenze regionali. “La disomogeneità territoriale che si riscontra negli indicatori legati alla patologia diabetica – evidenzia Alessandro Solipaca, che ha coordinato la realizzazione del report – è la testimonianza di diverse capacità di prevenzione e di assistenza nei Sistemi sanitari regionali. Questa circostanza lascia ipotizzare quindi la possibilità di realizzare alcuni risparmi di spesa, qualora le performance fossero più omogenee sul territorio”.