Sanità: Mangiacavalli (Fnopi), “l’infermiere di famiglia sia parte di un’équipe multiprofessionale a domicilio”

“L’infermiere di famiglia e comunità non è l’assistente di studio del medico di medicina generale e non è ‘assunto’ da questo, ma è una figura professionale che insieme ad altre figure professionali forma la rete integrata territoriale, prende in carico in modo autonomo la famiglia, la collettività e il singolo”. Lo afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), commentando un punto della ricerca Censis commissionata dalla stessa Federazione, cioè quello dell’infermiere di famiglia. “Ha un ruolo anche proattivo per promuovere salute, educazione sanitaria per la persona sana e la famiglia e la comunità e insegna l’adozione di corretti stili di vita e di comportamenti adeguati. Se poi – aggiunge la presidente di Fnopi – assiste una persona non autosufficiente, cronica o disabile, coordina anche, come indica l’Oms, le reti territoriali di presa in carico”. Quella pensata è “un’équipe multiprofessionale dove c’è necessariamente il medico di famiglia, il pediatra di famiglia, ma anche gli assistenti sociali, con i quali gli infermieri condividono molto a livello di attività territoriale quando assistono fragilità e disabilità, gli psicologi, le ostetriche e altre figure professionali come i fisioterapisti, i logopedisti”. La sede degli interventi dovrebbero essere le abitazioni. “Tutti a domicilio con un meccanismo di coordinamento professionale che è una sorta di adattamento reciproco tra professioni. E tutto questo si porta dietro anche modalità di assistenza come la telemedicina, la teleassistenza, il telenursing: la vera innovazione è la capacità di guardare attraverso punti di vista diversi i bisogni dei nostri cittadini”.

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