“Mia responsabilità di negoziatore per l’Ue è dire la verità, e la verità è che non ci sono stati progressi significativi”: questo il bilancio tracciato da Michel Barnier oggi, alla fine della quarta tornata di negoziazioni sulle relazioni con il Regno Unito. Barnier ha ringraziato David Frost, capo della delegazione britannica, e le squadre che hanno lavorato nei giorni scorsi “per il rispetto reciproco, la qualità del lavoro e la professionalità”, ma si è a un punto di stallo. “Non chiediamo altro che il rispetto della dichiarazione politica”, dice Barnier, cosa che invece manca da parte britannica. C’erano quattro temi centrali sul tavolo – la pesca, le regole del fair play economiche e commerciali, la governance e la collaborazione di polizia e giudiziaria – e su nessuno si è avanzato perché “i britannici cercano di prendere le distanze dalla base comune”, la “Joint political declaration negoziata dallo stesso Johnson, approvata dai leader dei 27 nell’ottobre 2019 e sostenuta dal Parlamento europeo”, documento “che per me rimane il solo riferimento valido”, sottolinea Barnier.
Il tempo corre: “Il Regno Unito tra meno di sette mesi lascerà il mercato unico e l’unione doganale, il 31 dicembre prossimo”; ciò significa che entro il 31 ottobre dovrebbe essere pronto il testo che regola i futuri rapporti: l’impresa è ardua, tanto più che il governo Johnson non sembra voler chiedere proroghe, mentre “da parte nostra siamo sempre stati aperti all’estensione di uno o due anni come previsto dall’accordo; e la nostra porta resta aperta”. Si andrà avanti con un prossimo round a fine giugno: Barnier ha proposto a Frost di lavorare in “formati più ristretti e concentrati per affrontare i temi più difficili, in modo da dare una nuova dinamica”. La speranza di Barnier è anche “di riunirsi fisicamente, cosa che renderà più facile ed efficace il lavoro”.