L’agricoltura e lo sviluppo rurale in Italia tra la crisi Covid-19 e i sostegni economici dall’Europa è stato il tema di una densa tavola rotonda virtuale (disponibile su Youtube), organizzata dagli uffici italiani del Parlamento e della Commissione europea, in cui hanno dialogato parlamentari europei e responsabili delle principali associazioni del settore (Confagricoltura, Coldiretti e Cia-agricoltori italiani). Gli elementi in ballo: i 391,44 miliardi di euro per l’agricoltura che sono parte della proposta del Quadro finanziario pluriennale, con le immissioni del Recovery Plan, rappresentano un aumento del 7% rispetto al bilancio 2014-2020, ha sottolineato Antonio Parenti, neo capo rappresentanza della Commissione. Purtroppo però dall’Europa non sono stati messi in campo stanziamenti diretti e nell’immediato per i settori agricoli e produttivi in sofferenza a motivo della pandemia, mentre i fondi per la ripresa saranno accessibili a fine 2022, ha notato Ettore Prandini (presidente Coldiretti). Tra gli elementi critici evidenziati da Prandini anche il fatto che il Green New Deal catalizzi risorse destinate alla Pac e che dall’Europa si impongano regole restrittive salvo poi facilitare l’importazione da Paesi terzi. Anche Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, si è detto preoccupato: i numeri sono interessanti, ma, se non ci fossero le risorse del programma di rilancio Next Generation Eu, il risultato sarebbe stato un taglio delle risorse per l’agricoltura; tanto più che il programma scadrà nel 2024.
Altro rischio è che le risorse vadano ad attività rurali, ma non necessariamente agricole. Da Giansanti la richiesta di ridare alla Politica agricola comune “una nuova vocazione” e prospettive di sviluppo: ragioni di “sostenibilità ed economia” potrebbero anche soffocare l’autonomia produttiva dell’Europa, costringendo all’import agroalimentare, senza sufficienti garanzie di qualità. Da Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori italiani, un richiamo ad altri numeri: secondo l’Inps a vivere di agricoltura sono 450mila persone oggi, di cui 50mila under 35, anche se in realtà al comparto agricolo si dedicano 1,6 milioni di persone. È una fetta minoritaria in termini di addetti che muove una proporzione maggioritaria di reddito e una massiccia fetta di fondi Ue; compone un “sistema agricolo-rurale”, come lo ha definito Scanavino, che ha un “valore socio-economico nella quotidianità del suo vivere” che va ancora ben oltre il valore della mera filiera agricola e a cui occorre prestare attenzione.