“Il pensiero comune dell’uomo ‘religioso’ è quello secondo il quale l’uomo sbaglia e Dio punisce. Oppure, al contrario, l’uomo si comporta correttamente e Dio premia. Invece Dio non solo non condanna, ma neppure giudica. Venendo nel mondo e facendosi uomo, Dio si sottomette in qualche modo al giudizio dell’uomo, al suo rifiuto, alla sua condanna”. A ricordarlo nella sua meditazione settimanale sul Vangelo della Domenica – la prossima 7 giugno, Santissima Trinità – è l’amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa. “Anche di fronte a tutto questo, al male dell’uomo, Dio non giudica, perché è l’uomo stesso che, così facendo, si esclude dall’amore, si giudica da sé, rivela il proprio peccato. La venuta di Gesù nella carne rende evidente il peccato dell’uomo, la sua disobbedienza”. Di fronte a questa evidenza, spiega l’arcivescovo, “Dio può finalmente fare ciò che desidera, ciò per cui è venuto, ovvero salvare: lì dove l’uomo si è perso, raggiungerlo e lì rivelare il Suo amore. E, dunque, tutto ciò che ci accade può essere interpretato e vissuto come un passaggio di Dio che, dentro quell’evento, vuole mostrarci il Suo amore, vuole guarirci, aprirci gli occhi, rimetterci in cammino, donarci dei fratelli; che vuole, in una parola, salvarci. Sta a noi imparare l’arte del guardare la vita così, con questo sguardo, con questa fede”. “Il Vangelo – conclude mons. Pizzaballa – ci ricorda che siamo stati salvati. Non dobbiamo salvarci da soli, non dobbiamo, da soli, cercare di liberarci dal male o dalla morte. Quello che compete all’uomo è rimanere nel dono ricevuto, custodirlo, e ringraziare Colui da cui ogni dono proviene”.