“Suor Maria Laura è venerata dal popolo di Dio di tutte le età. Il suo sacrificio è il risultato finale di una esistenza interamente donata, divenuta pane spezzato per la vita del mondo, come fece Gesù, suo amato sposo. Invochiamo l’aiuto di suor Maria Laura, nella certa speranza che presto la Chiesa la dichiarerà fra i beati, amici del Signore”. Con queste parole, si legge in un comunicato diffuso dalla diocesi di Como, il vescovo Oscar Cantoni guarda al prossimo 6 giugno, ricordando i 20 anni dalla morte della serva di Dio suor Maria Laura Mainetti, la religiosa della Congregazione delle Figlie della Croce vittima di un mortale rituale satanico perpetrato da tre ragazze, allora minorenni, che l’avevano attirata con l’inganno in una zona poco frequentata della cittadina della Valchiavenna (Sondrio). Sabato 6 giugno, alle 18, monsignor Cantoni, nella Collegiata di San Lorenzo a Chiavenna, presiederà la messa, nel giorno dell’anniversario della morte. “La memoria di suor Laura, umile e dolce figlia della croce, non è venuta meno in questi anni. Il suo ricordo è sempre vivo, non solo nella sua congregazione, né esclusivamente in questa comunità, ma si estende verso l’intera Chiesa”, disse mons. Cantoni l’11 marzo dello scorso anno, nell’omelia della messa per l’avvenuta traslazione della salma di suor Laura in San Lorenzo. La sua morte così drammatica “non è stata che il coronamento di una vita donata a servizio dei fratelli”.
Suor Mainetti, per la quale è in corso la causa di beatificazione, ha fatto suo il Vangelo: in particolare “nell’attenzione educativa verso la gioventù, si è dedicata alla formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani”. Un esempio da seguire, affinché le “nostre comunità cristiane sappiano insegnare alle nuove generazioni l’arte di vivere”. Nata a Colico (Lecco) il 20 agosto 1939, suor Maria Laura – al secolo Teresina – entrò a 18 anni nella Congregazione francese delle Figlie della Croce: nell’agosto 1959 emise i primi voti come suor Maria Laura e l’anno successivo fece la professione perpetua a La Puye, casa madre della Congregazione. Dedicò la sua vita alla missione tra i bambini, i giovani e le famiglie, a Vasto (Chieti), Roma, Parma, fino ad approdare a Chiavenna nel 1984: qui, nel 1987, divenne anche superiora della comunità.