I cattolici irlandesi sono tornati nelle chiese. Lo hanno fatto ieri, nella festa dei santi Pietro e Paolo. È “una gioia così grande poter tornare a celebrare fisicamente insieme”, ha detto nell’omelia l’arcivescovo Eamon Martin che ha celebrato nella cattedrale di san Patrizio ad Armagh. “Ringrazio Dio per tutti coloro che hanno dato vita al cristianesimo nelle ultime quindici settimane con la loro generosa testimonianza e il loro esempio” e in particolare ha citato gli operatori sanitari che hanno “servito instancabilmente i malati e testimoniato con forza la tenerezza e la compassione di Dio” e i parrocchiani che sono stati vicini a chi vive solo, ai malati e alle famiglie che hanno perso i cari. Ricordando Pietro e Paolo, “persone di preghiera, fede e testimonianza”, ha invitato a “continuare” a essere come loro nel tempo a venire, poiché il “Covid-19 ha devastato l’economia, distrutto i mezzi di sussistenza e portato dolore indicibile”, ma “rimane una minaccia nel presente e nel futuro e altri sacrifici potranno ancora arrivare”. Per il vescovo Donal McKeown, che ha celebrato nella cattedrale di Sant’Eugenio a Derry, l’auspicio è che “le nostre chiese siano luoghi in cui le persone possano condividere la buona notizia contagiosa del Vangelo, evitando di essere contagiati dal Coronavirus a causa dell’egoismo e della disattenzione”. Mons. McKeown ha paragonato la riapertura delle chiese a una “risurrezione”, “per essere vivi ed essere il corpo di Cristo in modo nuovo”.