Giornata di festa per la Polizia penitenziaria, che oggi ha festeggiato il suo patrono, San Basilide martire. La cerimonia, in forma ristretta in ottemperanza alle normative anticontagio, si è svolta nel piazzale esterno della casa circondariale della Dogaia con una messa celebrata dal vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, e concelebrata dal cappellano, don Enzo Pacini, e dal cappellano storico del carcere, don Leonardo Basilissi. Presenti il direttore della casa circondariale di Prato Vincenzo Tedeschi, il comandante della Polizia penitenziaria di Prato Barbara D’Orefice e alcuni agenti.
Nel corso dell’omelia il vescovo si è rivolto direttamente al personale della Polizia penitenziaria per ringraziarli del lavoro svolto quotidianamente e in particolare in questo delicato periodo legato all’emergenza coronavirus. “Il vostro è un lavoro spesso irto di difficoltà e talvolta povero di soddisfazioni e gratificazioni, sia professionali sia economiche. Anche in questi mesi l’emergenza coronavirus ha messo a dura prova la vostra struttura carceraria e la sua organizzazione – ha detto il presule -. Il vostro servizio è stato messo sotto pressione costringendovi ad affrontare, anche mettendo a rischio le vostre persone, il tentativo di rivolta poi fortunatamente risoltosi in maniera pacifica grazie al vostro impegno. Grazie per la vostra professionalità e dedizione”. Mons. Nerbini poi ha voluto rivolgere un messaggio alle famiglie del personale impegnato nella casa circondariale: “Portate loro il mio più caro saluto, comprensione e affetto per quello che hanno fatto incoraggiandovi e supportandovi in questo delicato momento”. Rivolgendosi nuovamente agli agenti ha concluso: “Vi auguro di riscoprire il valore della vostra umanità e della vostra professionalità e di essere immagine viva del vostro lavoro. Capisco quanto sia difficile, spesso vi trovate di fronte a persone che vi si rivoltano contro e magari vi guardano con disprezzo e rabbia sfogando su di voi le frustrazioni delle loro sofferenze o di una vita spesa male. Ricordatevi che tendere la mano verso l’altro può davvero cambiare il corso della vita e della storia di una persona”.
Presente alla celebrazione il cappellano, don Enzo, che non ha mai mancato di far sentire la propria vicinanza ai detenuti e al personale di Polizia penitenziaria. Nel periodo legato all’emergenza coronavirus le celebrazioni delle messe con il popolo erano sospese, ma, ha raccontato, “ho continuato nell’assistenza di base e sono proseguiti i colloqui con i detenuti. È necessario non dimenticarsi mai di quanto sia logorante e impegnativo il lavoro degli agenti”.