“Riteniamo che la Conferenza Onu sulla biodiversità (Cop15), prevista per il mese di ottobre 2020 in Cina, rappresenti un’importante opportunità di azione a livello internazionale”. Lo si legge nella dichiarazione finale del convegno che si è svolto nei giorni scorsi in Vaticano, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, con la partecipazione di partner internazionali provenienti da musei di storia naturale, giardini zoologici e orti botanici, e l’intervento di specialisti in protezione della biodiversità. “Scienza e azioni per la protezione delle specie. Arche di Noè per il XXI secolo” è stato il titolo della conferenza. Al termine, è stato stilato un documento in dieci punti. Confermando il sostegno “alle scoperte della Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici Ipbes, presentate durante il convegno, i firmatari della dichiarazione ricordano che “la Convenzione Onu sulla Diversità Biologica è dedicata alla promozione dello sviluppo sostenibile, avendo come obiettivo la salvaguardia della biodiversità (ecosistemi, specie e risorse genetiche), l’uso sostenibile dei suoi componenti e la condivisione equa e giusta dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche, in particolare quelle destinate all’uso commerciale”. Poi, il monito alla luce del fatto che “la Convenzione, tuttavia, non è stata finora particolarmente efficace, poiché dal 1993, anno della sua entrata in vigore, è stato abbattuto circa un quarto delle foreste tropicali nel mondo”. La “minaccia reale” evidenziata è che “queste foreste possano sparire addirittura prima della fine del secolo”. Infine, l’auspicio è che “la Convenzione post-2020 diventi più ambiziosa che in passato, in particolare nel facilitare la cooperazione tra nazioni, al fine di salvaguardare il più possibile, finché siamo ancora in tempo, la biodiversità esistente nel mondo”.