Anche le Regioni dicono sì ai nuovi infermieri di famiglia e comunità previsti nel Decreto rilancio, ma dovranno avere un ruolo di governo nei servizi infermieristici distrettuali e le assunzioni dal 2021 devono essere a tempo indeterminato. Questo, in estrema sintesi. il contenuto della proposta di emendamento al Decreto Rilancio messa a punto dalla Commissione salute delle Regioni che attende solo il via libera all’accordo sui finanziamenti per essere consegnata a Governo e Parlamento. Per l’esigenza – come spiegano le stesse Regioni – di privilegiare le assunzioni con rapporto di lavoro subordinato rispetto ai contratti di lavoro autonomo, in linea con quanto previsto dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
“Un ulteriore passo positivo – sostiene in un comunicato la Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) – non solo per il reintegro di parte degli organici che nonostante la perdita di 12mila unità in dieci anni e la carenza rispetto a tutti gli standard di almeno 53mila unità, diminuiscono dell’1,7% in soli tre anni, dai 269.151 nel 2014 a 264.703 nel 2017 con riduzioni più marcate in Abruzzo, Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Molise”. “Per noi – spiega la presidente Barbara Mangiacavalli – è un punto di forza essenziale prevedere che l’infermiere di famiglia partecipi all’attuazione dei piani di assistenza territoriale per l’identificazione e la gestione dei contatti, l’organizzazione dell’attività di sorveglianza attiva e ricopra un ruolo di responsabilità nell’ambito dei processi infermieristici a livello distrettuale”. Un’esigenza “legata alla necessità di garantire il potenziamento della presa in carico sul territorio e a domicilio dei soggetti affetti da Sars-Cov-2, ma più in generale anche e in modo stabile dalle persone che versano in condizione di fragilità”. Di qui l’auspicio che “Parlamento e Governo ascoltino le Regioni”. Bene le assunzioni a partire dal 2021, “che devono essere a tempo indeterminato”.