L’emergenza sanitaria “ha evidenziato le preesistenti carenze e criticità del sistema penitenziario, enfatizzando la sua inadeguatezza a far fronte al fenomeno che si stava presentando: sovraffollamento degli Istituti, mancanza di spazi destinabili alle necessità sanitarie, diffuso degrado strutturale e igienico in molte aree detentive, debolezza del servizio sanitario”. Lo sottolinea il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (Gnpl), nella Relazione al parlamento 2020, presentata stamattina. La situazione, che richiedeva estrema tempestività di interventi, “è stata affrontata sul piano normativo nel suo complesso, agendo fondamentalmente su due fronti: la prevenzione dell’ingresso del contagio nel carcere e la riduzione della densità della popolazione detenuta”. In realtà, “le novità legislative introdotte hanno prodotto effetti diretti piuttosto contenuti, ma hanno certamente dato l’avvio a un orientamento generale da parte della Magistratura di sorveglianza che, anche trattando con la tempestività dovuta le istanze giacenti da tempo, ha contribuito con i propri provvedimenti alla consistente riduzione delle presenze in carcere che si è prodotta tra i mesi di marzo e di giugno: al 29 febbraio 2020 le persone detenute negli Istituti penitenziari erano 61.230 e sono scese al 23 giugno a 53.527, con una riduzione che supera le 8.000 unità”.
Nel sistema penale minorile, “da sempre in Italia molto contenuto nella sua porzione di collocazione negli Istituti penali minorili (Ipm) e ampia in quella di assegnazione a comunità esterne”, “il numero di coloro che sono negli Ipm è passato da 382 al 31 dicembre 2019, di cui 163 sotto i 18 anni a 300 (di cui 123 sotto i 18 anni) al 18 giugno di quest’anno”. Inoltre, “più di mille sono in misura esterna preso Comunità e oltre 2000 in messa alla prova o in misura di prescrizione o di permanenza”. Attualmente, “vi sono 867 persone detenute che scontano una pena inferiore a un anno e 2.274 una pena compresa tra uno e due anni (parliamo di pena inflitta e non di un residuo di pena maggiore). Così come vi sono 13.661 persone detenute che hanno un residuo di pena inferiore a due anni”. A questi numeri “occorre purtroppo affiancare quello dei 24 suicidi registrati dall’inizio dell’anno fino a oggi, un numero, superiore a quello dell’ultimo anno (alla stessa data di oggi erano 20 nel 2019)”.
Rispetto al reato di tortura, il Garante ricorda che “tre Procure d’Italia, quella di Napoli, quella di Siena e quella di Torino, hanno aperto ognuna un procedimento penale ravvisando il delitto di tortura in atti di violenza e di minaccia compiuti da operatori della Polizia penitenziaria nei confronti di persone detenute”.