“Se le correnti diventano centri di potere, capaci di distribuire progressioni di carriera attraverso accordi, allora certo che non dovrebbero esistere. Ma le correnti non sono questo: sono spazi di cultura, in cui si portano avanti delle idee, non luoghi in cui ci si incontra per scambiarsi favori. Non erano così, almeno in passato”. Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, torna sulle correnti in magistratura in un’anticipazione dell’intervista in uscita sul terzo numero de Lavialibera, la rivista di Libera e Gruppo Abele, e consultabile sul sito lavialibera.it.
Cafiero de Raho anticipa anche alcune questioni presenti nella nuova relazione della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, prossima alla pubblicazione. “Anzitutto, dal punto di vista dell’economia, una maggiore presenza di imprese mafiose nei vari settori economici. Troviamo poi ramificazioni di ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra al nord, con la replica dei sistemi di inquinamento delle pubbliche amministrazioni che vigono al sud. Mentre dal punto di vista del terrorismo, esclusa la pericolosità legata al rientro dei foreign fighters, segnaliamo una ripresa di attività da parte di frange estremiste e anarco-insurrezionaliste che trovano più spazio rispetto al passato, anche a causa delle fratture sociali generate dalla crisi. È questo il dato più nuovo della relazione”.
Non poteva mancare il riferimento alle opportunità che la crisi Covid avrebbe potuto offrire a gruppi criminali e mafie. “Le prime evidenze – denuncia – sono state le infiltrazioni delle mafie nell’ambito dell’importazione e del commercio di dispositivi di protezione individuale. In periodo di lockdown i gruppi mafiosi sono riusciti a intercettare affari nel settore sanitario, dai trasporti alla gestione dei rifiuti, operando nei settori dove già possedevano rappresentanze imprenditoriali e competenze maturate durante le emergenze passate. Altre evidenze riguardano il settore dell’usura, che proprio nelle ultime settimane ha avuto una grandissima crescita. Mafie e imprese hanno esigenze opposte: le prime hanno bisogno di collocare liquidità, le seconde di riceverne. Ovviamente, i gruppi criminali non vogliono acquistare formalmente le attività economiche, ma soltanto gestirle, mantenendo il titolare formale”.