Diocesi: mons. Sigismondi (Todi), “non castelli con mura e portoni blindati, ma città aperte”

“Le diocesi non possono essere dei castelli con le mura e i portoni blindati. Devono essere città aperte e quell’esperienza ecclesiale voleva ravvivare in tutte le diocesi la consapevolezza che la Chiesa non ha confini da difendere o territori da occupare, ma una maternità da allargare”. Lo dice mons. Gualtiero Sigismondi che, domenica 28 giugno, si insedierà nella sua nuova diocesi, quella di Orvieto-Todi in una intervista a Radio Gente Umbra, prima di lasciare Foligno. Mentre “Papa Francesco offrirà a Foligno la soluzione che il suo cuore di pastore della Chiesa universale individuerà”. Proprio lasciando la diocesi di Foligno, il presule presenta una considerazione: “Nell’amore, fino a quando non si raggiunge l’apice della fedeltà, non c’è amore ma c’è una semplice coincidenza di interessi egoistici. Quando uno ama un’altra persona, quando, nel mio caso, si ama una diocesi bisogna dire ‘per sempre, fino alla fine’ e posso confidare di essere venuto a Foligno con la consapevolezza di starci fino alla fine – sono le parole del vescovo –. Così come vado ad Orvieto-Todi con la stessa consapevolezza”.
Riflettendo sull’emergenza Coronavirus, mons. Sigismondi ha osservato che “in queste prime settimane di libera uscita, molti abbiamo riguadagnato la normalità, dimenticando che invece il Coronavirus ha chiamato tutti ad una conversione anche degli stili di vita, perché non possiamo farci illusioni”. “Probabilmente la nostra Italia, ma anche tutta l’Europa e il mondo intero, deve rivivere una stagione di grande coesione nazionale o internazionale perché soltanto dove c’è la concordia si è capaci di applicare anche nella vita civile e sociale il criterio ‘grandi orizzonti, piccoli passi’. Perché il bene comune sia l’unica ricerca della cosa più necessaria, di cui tutti abbiamo bisogno”.

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