“Quando a una persona manca quella dimensione poetica, manca la poesia, la sua anima zoppica”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, per introdurre il secondo tratto caratteristico presente nella vocazione di Davide, al centro dell’udienza di oggi, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata: “il suo animo di poeta”. “Davide non è stato un uomo volgare, come spesso può capitare a individui costretti a vivere a lungo isolati dalla società”, il ritratto di Francesco: “È invece una persona sensibile, che ama la musica e il canto. La cetra lo accompagnerà sempre: a volte per innalzare a Dio un inno di gioia, altre volte per esprimere un lamento, o per confessare il proprio peccato”. “Il mondo che si presenta ai suoi occhi non è una scena muta”, ha osservato il Papa: “Il suo sguardo coglie, dietro il dipanarsi delle cose, un mistero più grande”. “La preghiera nasce proprio da lì”, ha spiegato Francesco: “Dalla convinzione che la vita non è qualcosa che ci scivola addosso, ma un mistero stupefacente, che in noi provoca la poesia, la musica, la gratitudine, la lode, oppure il lamento, la supplica”. “La tradizione vuole che Davide sia il grande artefice della composizione dei salmi”, ha fatto notare il Papa: “Essi recano spesso, all’inizio, un riferimento esplicito al re d’Israele, e ad alcune delle vicende più o meno nobili della sua vita”.