“Entrare in relazione ancora di più con le persone che abitano i nostri quartieri (in particolare le famiglie, i giovani e i soggetti più fragili) e ascoltare con un cuore contemplativo le loro storie di vita”. È l’obiettivo del prossimo anno pastorale, delineato dal card. Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, nel discorso pronunciato questa sera, nel cortile del Palazzo Apostolico Lateranense, in occasione dei Vespri per la solennità di San Giovanni Battista e della consegna alla diocesi degli orientamenti pastorali per il prossimo anno, alla luce dell’esperienza della pandemia. “Dalla pandemia del coronavirus, questo impegno ne esce rafforzato e non indebolito”, la tesi del cardinale. “A causa dell’infezione da Covid-19, tante persone contagiate hanno sperimentato cosa significhi respirare a fatica e cosa rappresenti desiderare l’aria”, ha osservato De Donatis: “Anche noi abbiamo necessità di respirare e per farlo come comunità siamo chiamati a ripartire dallo Spirito Santo”. “Siamo chiamati a lasciare una volta per tutte la tentazione di restare attaccati al respiratore artificiale, invece di confidare nel Respiro di Dio”, la prima consegna per le parrocchie, chiamate a “ripensare all’evangelizzazione di giovani e adulti”. “Gli evangelizzatori, come evidenzia Papa Francesco, siano umili e non si facciano prendere dall’ansia che toglie il respiro”, ha proseguito il cardinale: “Abbandoniamo quello sguardo pessimista e distruttivo che ci vuol convincere dell’inutilità di buttarci, di incontrare gli altri, di ascoltare, di dialogare, di annunciare il Vangelo nelle situazioni di vita più diverse e apparentemente più lontane. Abbandoniamo ogni accidia e ogni resistenza, per avventurarci nella fatica del discernere, dello scegliere insieme, del collaborare per realizzare cose nuove con coraggio. Abbiamo già vissuto tutto questo, nel tempo più difficile della pandemia, con una creatività sorprendente!”. “Uscire, incontrare, abbracciare”, i tre imperativi contenuti nella relazione: “Ciò che abbiamo vissuto in questi mesi a causa del coronavirus, ci ha fatto sperimentare che non siamo chiamati all’isolamento. In questo si realizza anche il nostro essere Chiesa: uscire dai nidi, dai cenacoli, per la missione di condividere la ricchezza del dono di Dio”.