“È per me un grande onore e una grande emozione essere qui oggi, a rivolgerle un saluto di gratitudine per i quattordici anni di episcopato durante i quali ha guidato come pastore la nostra arcidiocesi”. È il saluto di mons. Nicolò Anselmi, vescovo di ausiliare di Genova, al card. Angelo Bagnasco, “a nome di tutta la Chiesa genovese, sacerdoti, religiosi, consacrati, laici e di tutta la città”, durante la messa celebrata oggi a San Lorenzo. “Ci siamo accorti del suo amore per Genova e per la Chiesa genovese nei momenti belli ed in quelli tragici e dolorosi, durante le visite di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, nei giorni delle alluvioni e del crollo del ponte Morandi, nelle giornate del Congresso eucaristico nazionale e in questo tempo di pandemia”, ha detto Anselmi: “Grazie, Eminenza, perché durante questi quattordici anni lei è stato un protagonista fermo, sicuro ed equilibrato di molti cambiamenti, sia ecclesiali che sociopolitici; ritengo che uno dei suoi meriti più grandi sia stato quello di rimanere un riferimento saldo di fronte a molte tensioni religiose e scontri etici, culturali e sociali”. “Noi sacerdoti e i suoi più stretti collaboratori abbiamo molto apprezzato il suo grande amore per la Chiesa, sua e nostra sposa, presenza viva di Gesù oggi; la sua cura della predicazione, dell’insegnamento magisteriale, della liturgia e la fedeltà alle indicazioni pastorali della Chiesa italiana e universale sono stati per tutti noi un grande esempio”, l’omaggio del vescovo: “Grazie, Eminenza, per il suo amore per il clero. Grazie per il suo amore per le famiglie. Come ogni pastore ha portato nel cuore i giovani, gli anziani, i missionari, i malati e i bisognosi, italiani e stranieri. In tempi difficili ha incoraggiato la diocesi, con i fatti e non solo a parole, a rendersi disponibile all’accoglienza dei nostri fratelli migranti e la Chiesa genovese ha fatto la propria parte in questa emergenza globale”. E ha concluso: “Mi sembra di poter dire di aver visto in lei una particolare simpatia per i lavoratori, per chi fatica, per chi fa il proprio dovere ogni giorno nel silenzio, nella quotidianità, lontano dai riflettori”.