Seconda ondata di contagi da coronavirus in Israele dove il ministero della Sanità ipotizza di chiedere nuovamente ai servizi di sicurezza interna, lo Shin Bet, di tracciare le persone contagiate e i loro spostamenti per impedire che l’epidemia si diffonda ulteriormente. Secondo quanto riporta Terrasanta.net, “gli ospedali sono stati posti nuovamente in preallarme e si discute se reintrodurre o meno restrizioni. Il governo puntava sulla data del primo agosto per riaprire gli aeroporti ai flussi turistici, ma i dati di questi giorni interrogano. Anche nei Territori Palestinesi si registrano nuovi casi: sorvegliate speciali le città di Hebron e Nablus. Da febbraio alla data del 21 giugno i contagiati complessivamente rilevati in Israele sono 20,734; 306 i morti. Nei Territori palestinesi di Cisgiordania, sono 810 i positivi; 2 i defunti. Nella Striscia di Gaza, 72 positivi e un decesso”. Intanto il sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme presenta un resoconto sul trascorso periodo di ‘isolamento’ del Centro Santa Rachele (distretto Talbieh, Gerusalemme), nato nel 2016 e che accoglie i bambini dei migranti cattolici e richiedenti asilo in Israele. Il centro, che fa capo al vicariato di San Giacomo per i cattolici di lingua ebraica in Israele, è stato costretto a chiudere i battenti a metà marzo, nel rispetto delle misure adottate dalle autorità civili per il contenimento del virus. Tuttavia per dare modo ad alcune famiglie di migranti e rifugiati (indiani e filippini) particolarmente vulnerabili per alloggio e povertà, e quindi più esposte al rischio contagio, hanno accolto nelle due case del Centro nove bambini e le loro madri, disponendo il rispetto delle regole sanitarie imposte dal governo. Il Centro ha garantito anche la didattica a distanza ai bambini e lanciato una raccolta fondi tra le comunità cattoliche di espressione ebraica per garantire l’aiuto. La pandemia, infatti, ha creato gravi problemi economici per i migranti e i richiedenti asilo. Durante questo tempo di ‘quarantena’ sono stati distribuiti kit antistress ai genitori dei bambini. Il kit, preparato da IsraAid, un’organizzazione israeliana la cui missione è sostenere le persone colpite dalla crisi umanitaria, conteneva una lettera di spiegazione in arabo e tigrino, una pianta di menta, una palla morbida, carte da gioco, colori e altri oggetti pensati per i momenti di pressione e stress. È stata celebrata messa due volte a settimana nel parco giochi del Centro sempre nel rispetto delle regole sanitarie (mascherina e distanziamento sociale). Anche l’amministratore apostolico del Patriarcato latino, mons. Pierbattista Pizzaballa, ha fatto visita al Centro dove ha celebrato messa.