Dopo la pandemia, il ritorno alla “normalità”, comporterà tre tipi di povertà: economica, educativa e di speranza. “Molte persone sono spaventate e insicure. Devono avere la possibilità di ascoltare un messaggio di guarigione e speranza. Vogliono sapere che il futuro, anche se difficile, può cambiare in meglio”. Lo ha detto ieri il vescovo di Derry (Irlanda) mons. Donal McKeown nell’omelia della messa domenicale celebrata in attesa della riapertura effettiva delle chiese a partire dal 29 giugno. “Si parla molto del ritorno alla normalità”, ha esordito il vescovo. “Dobbiamo però prepararci ad entrare in un periodo in cui ci saranno nuove povertà. Ci sarà la povertà economica. In una società con enormi divari tra il povero e il povero, una recessione economica colpisce prima i più deboli e quelli che già vivevano sul filo del rasoio”. Il vescovo ha fatto notare come la pandemia abbia anche aumentato il livello di povertà educativa. “Se strutturiamo il nostro sistema educativo in modo tale da avvantaggiare i già avvantaggiati, stiamo costruendo un futuro basato sulla comunità o sulla concorrenza?”. E infine per molte persone ci sarà “una povertà di speranza”. Il vescovo ha invitato quindi a guardare soprattutto ai giovani per offrire loro un modo di “pensare alla vita piuttosto che anestetizzarli”. E ha concluso: “Come Chiesa abbiamo molto da imparare da questi ultimi mesi. Abbiamo visto un gran numero di persone che si sono rivolte alla preghiera e all’adorazione, privatamente e online. In molte case c’è stata una riscoperta della chiesa domestica, dove le famiglie sono state insieme, hanno pregato molto di più”. Tutto ciò parla di “una cultura della fede straordinariamente sana”. “È la missione di Gesù che siamo chiamati a portare avanti. Quella missione ha un futuro e non solo un passato”.