Durante il lockdown, a Roma, “molti titolari di protezione internazionale e richiedenti asilo, che in base alla normativa vigente hanno diritto all’accoglienza, e molte persone senza fissa dimora, molti dei quali cittadini italiani, sono rimasti privi di accoglienza”. Lo segnala Intersos nel rapporto “L’altra emergenza di Roma – Il Covid-19 tra i dimenticati della Capitale”, realizzato attraverso le storie dei pazienti e i dati raccolti dal team mobile socio-sanitario dell’organizzazione umanitaria impegnato nelle strade di Roma, a partire da marzo. “In questi mesi, anche soggetti estremamente vulnerabili, come donne che hanno appena partorito e famiglie con bambini piccoli, sono di fatto rimaste escluse dall’accoglienza”. A Roma – segnala il rapporto – sono circa 8.000 le persone che vivono in strada, a cui bisogna aggiungere circa 11.000 persone che vivono in occupazioni abitative e gli stranieri rimasti esclusi dal sistema di accoglienza. “Senza che vi fossero prescrizioni in tal senso a livello nazionale, con una nota del 9 marzo, il Comune di Roma ha sospeso le nuove accoglienze nel circuito ordinario (incluso il Siproimi, ex circuito Sprar) e in quello del ‘Piano freddo’”.
Tra le persone che si trovano a vivere in strada – individuate dall’organizzazione -, sia stranieri che italiani in condizioni di forte esclusione sociale. Molti degli stranieri sono le cosiddette “vittime” del Trattato di Dublino, rimandati in Italia nonostante volessero raggiungere altri Paesi europei; altri si sono invece trovati per strada a causa dei decreti sicurezza, che li hanno esclusi dal sistema di accoglienza. C’è poi un alto numero di minori e di neo maggiorenni, che hanno perso da un giorno all’altro il diritto alle forme di tutela previste per i minori. Il report di Intersos chiede di “ristabilire l’apertura delle accoglienze sospese dal Comune di Roma, nonché potenziarla con percorsi di inserimento sostenibili e di lungo termine”.