“La pandemia non ha risparmiato il nostro territorio, privando i malati e le famiglie non solo della vicinanza umana nel momento conclusivo di una vita, ma anche del conforto di un saluto ai nostri morti da poter condividere con chi ci vuole bene, per lenire la pena della separazione”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, che ha presieduto questo pomeriggio la celebrazione nel cimitero di Trespiano per affidare al Signore tutti i defunti, in particolare le vittime della pandemia. “In questa privazione di umanità, abbiamo toccato la gravità del dramma sanitario e sociale che abbiamo attraversato e che ora speriamo di poter superare – ha aggiunto il porporato -. Hanno colpito il nostro cuore le bare ammassate nelle cappelle degli ospedali, ancor più le file dei camion militari che trasportavano i feretri verso lontani inceneritori per affrettarne la sepoltura”. Alla luce di ciò, la celebrazione di oggi vuole essere “un segno che non abbiamo dimenticato tutto ciò, che sentiamo ancora come un’ulteriore ferita non solo aver perso i nostri cari ma non averli potuti accompagnare in modo dignitoso nel momento della morte”. “Il gesto che facciamo non annulla queste ferite, ma vorrebbe avvolgerle del balsamo dell’affetto della Chiesa e della città alle famiglie che hanno subito questo dolore”. Ricordando che “i nostri cari ci attendono nell’amore di Dio”, il cardinale ha evidenziato che “tutto questo non dà soltanto senso al futuro, ma illumina anche il presente”. Nelle sue parole la consapevolezza che “nessuna paura deve prendere il sopravvento su di noi”. E poi l’attenzione per “i sacrifici di chi si è fatto carico dei nostri malati”, “la generosità con cui da più parti si è venuti incontro ai bisogni dei più poveri”, “la responsabilità con cui il nostro popolo ha accettate le limitazioni alla libertà”. “Sono i segni che ci attendiamo di vedere anche nell’impegno di tutti nella ripresa, nella rinascita di questa città – ha concluso -, segni di responsabilità, di partecipazione, di attenzione ai bisogni delle famiglie, di un progetto sociale ed economico che metta al centro non il profitto ma le persone e il lavoro”.