“Tutti si sono stretti attorno al bolognese Alex Zanardi”, dopo l’incidente di ieri che lo ha condotto in una “situazione disperata”. “Nella lotta fra la vita e la morte, in quell’eterno duello di ogni istante, ancora una volta si sta con il fiato sospeso. A lottare e a sperare. A pregare”. Lo scrive, in un editoriale su Bologna Sette (settimanale dell’arcidiocesi di Bologna), Alessandro Rondoni, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali di Bologna e della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna. “Colpito dall’accaduto, anche l’arcivescovo di Bologna, card. Zuppi, ha pregato per Zanardi e la sua famiglia esprimendo la vicinanza della Chiesa bolognese”, ricorda Rondoni, che aggiunge: “Nonostante il terribile incidente automobilistico del 2001 a Lausitzring che gli aveva portato via le gambe, costretto in carrozzella nel pieno della vita, Zanardi non si è abbattuto, anzi ha rilanciato”. Infatti, “è ripartito con coraggio verso nuove sfide e avventure che lo hanno portato a realizzare sogni impossibili, con nuovi traguardi e vittorie, pedalando con le mani, sviluppando di più, lui senza gambe, la forza delle braccia e della testa. E soprattutto del cuore. Che, come si sa, arde di desiderio in ogni condizione di vita. E da quel cuore che non si arrende mai, è ripartito. Diventando anche un simbolo di chi lotta per nuove conquiste e sa trattare persino il limite. Mettendosi a disposizione pure degli altri”. Così “è diventato un esempio positivo, anche di lotta contro i muri e le barriere. Con il suo sorriso, la sua voglia, le sue prove e gare, ha saputo far accettare, accogliere e rispettare di più il mondo della disabilità. Dando cittadinanza a quell’universo di persone che hanno avuto gravi traumi, perdite importanti, hanno visto svanire sogni, costrette a convivere con limitazioni e a lottare per non sentirsi escluse, ghettizzate, discriminate”. Per Rondoni, “la sua vittoria più grande è proprio quella di aver fatto capire l’importanza del mondo della disabilità, includendolo a pieno titolo nella nostra società. Per questo i suoi sogni sono spesso diventati realtà. Sospinti da una forza sportiva e ideale, da un’energia che deriva da chi è provato dalla sofferenza ma non si arrende. Riparte. Il buio, il dolore, la perdita e le limitazioni, come nel tempo del lockdown”. La lezione di Alex in questo momento “è per tutti noi di grande esempio. Per ripartire ancora una volta dopo la terribile prova. Non da soli, consci dei limiti, appoggiandosi sulle spalle di qualcuno. Senza più barriere, architettoniche, culturali e sociali”. Da Mihajilovic a Zanardi, conclude il direttore dell’Ucs, “due storie di uomini veri, segnati dalla sofferenza e dall’amore alla vita. Perché anche Bologna sappia sognare, lottare, cambiare. E ripartire”.