Diocesi: mons. Melillo (Ariano Irpino), “costruire la comunità perché le società ritrovino un tessuto comune di relazioni umane”

“Costruire la comunità perché le società ritrovino un tessuto comune di relazioni umane”. È l’invito che il vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, mons. Sergio Melillo, ha rivolto ieri alla classe dirigente locale, durante un incontro in cattedrale. “Mi pare – ha osservato – sia questo oggi il compito della politica e di chi si sforza di interpretarla e farla anche da credente. Senza patenti particolari in tasca, mettendosi con gli altri in ascolto dello Spirito; tenendo i piedi per terra facendo i conti con un mondo e una fase storica disordinati che rischia di travolgerci come un fiume in piena”. Perché “proprio il disordine ci impedisce la tranquillità e la lucidità per pensare al futuro che è lavoro, una famiglia, uno stipendio, una casa, una città. Ma il futuro è anche sogno, sogno di tutte queste cose, e per chi è credente, è speranza”.
Secondo il presule, “mancando queste condizioni assistiamo alla sparizione della politica tra le contingenze del momento che ci assillano… Penso alla questione lavoro nei comparti più significati del nostro territorio che è sotto stress, messa a dura prova… Il lavoro nella forma classica del mondo dal quale naviganti nei flutti proveniamo, la forma del posto non c’è più e appare anche non più praticabile…”.
In questo, ha evidenziato, “sta la serietà della politica che non blandisce illusioni ma traccia strade percorribili di lavoro per la gente … con strumenti concreti certi e disponibili”.
Il compito, ha ammesso mons. Melillo, “è davvero gravoso e, pertanto, chi ha ruoli sociali non può affannarsi solo per posizioni”, ma “non è tempo di indifferenza, di silenzio. È un tempo che chiede reciproco sostegno ed aiuto per discernere insieme il futuro dei nostri territori”.
Tra le questioni non risolte che vanno affrontate, “la più stringente è mettere al primo posto la riscoperta di quale sia il ruolo vocazionale della città e dei territori interconnessi”.
Il vescovo ha chiarito: “Apprezzo quando si palesa la sincera volontà di mettersi insieme per tracciare una strada, un itinerario che faccia uscire dall’isolamento le nostre comunità, un percorso anche viario, che è un altro stringente punto di domanda irrisolto al quale va data una risposta al più presto”.
E ha proseguito: “Mi chiedo anche: possiamo assistere indifferenti all’esodo migratorio delle forze più giovani delle nostre comunità? Con i parroci ogni anno registriamo partenze irreversibili di tanti giovani dalle nostre comunità”. Di qui l'”appello ad abitare la città”.

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