“I dati Istat sulla povertà riferiti al 2019 preoccupano più del dovuto per almeno due motivi. Il primo, perché un’iniezione importante di risorse nella popolazione povera come il Reddito di cittadinanza non ha avuto effetti notevoli sui soggetti più fragili, come i bambini e le famiglie con bambini. Il secondo, perché quel dato non tiene conto dell’emergenza Covid-19.” Così Gianluca Budano e Ivano Abbruzzi, co-portavoci di Investing in Children – Alleanza per l’inclusione e il benessere dell’infanzia in Italia, commentano i dati Istat sulla povertà. “Oltre un milione e 100.000 bambini in povertà assoluta – affermano – sono ancora una drammatica realtà. Bisogna rivedere il Reddito di cittadinanza a misura di bambino, ma come abbiamo più volte auspicato bisogna urgentemente riportare il fondo infanzia e adolescenza a livelli dignitosi e oltre le sole città riservatarie della 285, unitamente alla elaborazione di un sistema di interventi che garantisca il minimo sindacale ai nostri bambini, che ad oggi hanno la cedola libraria per studiare solo fino alle scuole elementari e non possono essere legati alle sorti dei propri genitori”. Per Budano e Abbruzzi, “il Family Act è un’ottima iniziativa perché mette finalmente al centro la famiglia ma ora serve un piano che preveda servizi demonetizzati a cui possono accedere tutti i bambini per vedere scongiurata la loro povertà educativa, sociale ed economica”. “Un aiuto economico come il Reddito di cittadinanza – sostengono – potrebbe servire a ben poco se il genitore di quel bambino in povertà è ludopatico o tossicodipendente o alcolizzato o vittima di qualche coercizione fisica o psicologica che non gli consente di esercitare ‘liberamente’ le potestà genitoriali”.