“Anche se i dati sul Covid nel nostro territorio non sono stati impietosi come in altre Regioni, tutti abbiamo fatto un’esperienza di male e abbiamo cercato di essere accanto a chi è stato colpito dal virus, ai guariti, alle famiglie, condividendo sofferenza, umiliazione e speranza”. Queste le parole del vescovo di Porto-Santa Rufina, mons. Gino Reali, che oggi è intervenuto a una videoconferenza sulle sfide della pandemia per la pastorale, promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute e a cui ha partecipato il direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della salute della Cei, don Massimo Angelelli. “Potevamo fare di più, ma quanto è avvenuto è occasione per ritrovare la nostra vocazione di discepoli, uniti alla croce di Cristo nell’impegno per la redenzione del mondo”, ha proseguito mons. Reali, che ha raccontato: “La mia prima esperienza da parroco è stata in montagna, con persone semplici che avevano grande capacità di preghiera, perdono, condivisione. In questi mesi di pandemia, ho riproposto questo stile, tenendo rapporti telefonici, invitando le persone a leggere la prova come dono”. Se la malattia “non è una punizione di Dio ma un’occasione di bene e conversione”, l’invito del presule è a “mettere in campo fede e forze per essere portatori di speranza”. “Le immagini di piazza San Pietro vuota, dei camion con le salme, di un piccolo cimitero di montagna in cui le salme sono state seppellite sotto terra come una volta fanno riflettere sul necessario accompagnamento nella malattia e verso la morte come aiuto a chi è nel bisogno”, ha concluso.