“Noi abbiamo attraversato un grande deserto in questi mesi e non ne siamo ancora usciti; se l’emergenza sanitaria in quasi tutte le zone del Paese sembra ormai contenuta, mentre in altre nazioni è ancora viva, è appena iniziata l’emergenza economica, intrecciata con l’emergenza sociale. Un deserto, dunque, ancora vasto e insidioso“. Lo ha detto l’arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci, nell’omelia della messa nella domenica del Corpus Domini, celebrata ieri in suffragio dei defunti nella pandemia Covid-19, in Piazza Grande. “Siamo in questo guado – ha osservato il presule –, tra la sensazione di avere scampato il pericolo più grande e la consapevolezza di avere di fronte altre lotte, da sostenere insieme con prudenza e determinazione. Siamo nella situazione di chi corre il rischio di rilassarsi, cantare vittoria troppo presto e dimenticare il Signore e i buoni propositi maturati durante il cammino nel deserto”. Il presule ha quindi sottolineato la volontà di “ricordare, cioè letteralmente ‘rimettere dentro il cuore’ gli avvenimenti vissuti in questi mesi”. “Molti dei presenti a questa celebrazione, parenti e amici di persone morte con o per coronavirus, o per altre malattie, nei due mesi delle restrizioni più rigorose – ha evidenziato mons. Castellucci – hanno vissuto un dolore talmente profondo da non poterlo certo dimenticare; il rischio, semmai, è che non si riesca a ‘rimetterlo dentro il cuore’, a rielaborarlo, perché è un masso che rimane sulla soglia del cuore”.
Infine, il ricordo del “lungo digiuno eucaristico”, che “ci ha forse aiutati a riscoprire la bellezza di questo dono; ma spero che ci abbia aiutati soprattutto a ricordare che l’eucaristia ha come fine la carità, la ricerca della comunione tra i fratelli, l’impegno nella costruzione del bene comune”.