“Nella luce e nella testimonianza di grandi uomini come Abramo, Francesco d’Assisi e tanti altri, noi riconosciamo il primato della fraternità: un orizzonte, direbbe La Pira, che la storia stessa indica con sempre maggiore chiarezza come inevitabile per il futuro dell’umanità”. Lo ha scritto l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nel messaggio per la preghiera delle religioni per gli ammalati di Coronavirus che si è svolta ieri nel complesso monumentale di Santa Croce, alla quale il porporato non ha potuto partecipare per “impegni pastorali stabiliti in precedenza”. Un appuntamento di preghiera che l’arcivescovo definisce “significativo e opportuno”. “La nostra città coltiva da sempre il genio della fraternità, iscritto nella bellezza stessa delle opere artistiche che custodisce e che ne fanno una meta attrattiva per persone che vi arrivano da ogni parte del mondo – ha sottolineato l’arcivescovo –. Un genio che si è rivelato anche nelle commoventi pagine di amicizia e di carità che ne hanno segnato la storia”. Dopo aver ricordato l’alluvione del 1966, che colpì proprio Santa Croce, cui seguì una grande solidarietà, il cardinale ha evidenziato che “siete qui per rinnovare, in un certo senso, quello spirito di fraternità, di fronte a un’emergenza diversa, ma non meno profonda e simbolica nel suo aver interrotto le nostre relazioni e averci costretto a quel distanziamento che potrebbe fiaccare il nostro cammino di fraternità”. Infine, il ricordo delle “moltissime persone che stanno subendo gravissime conseguenze economiche e sociali con la perdita del lavoro, la povertà e l’abbandono: vittime non meno sofferenti delle persone che sono state direttamente contagiate dal virus”.