Oltre agli “Orientamenti operativi pastorali per la riapertura dei servizi a carattere diurno per le persone con disabilità” proposti dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone disabili della Cei guidato da suor Veronica Amata Donatello, nel sito del Servizio nazionale vi sono diversi materiali per l’accompagnamento spirituale. In un’intervista al Sir la religiosa spiega che il ritorno a messa può essere complicato. Alle persone con disabilità, per le quali l’abbandono della routine è sempre traumatico, è allora importante permettere di “ritrovare il ‘solito posto’” ma occorrono anche alcune accortezze pratiche. Per chi traduce in Lis non è possibile l’uso della mascherina che nasconderebbe i movimenti della bocca, essenziali per consentire la comprensione alle persone con disabilità comunicative. Ma la mascherina crea difficoltà anche a buona parte delle persone con disabilità, “alle quali occorrerà far apprendere questo nuovo oggetto attraverso l’uso del gioco”. In ogni caso, “niente improvvisazioni”. “Ognuno di noi – sottolinea – ha un progetto di vita. Spesso invece, quando si parla di persone con disabilità complesse, si pensa che le loro esigenze si riducano a mangiare, bere, dormire e fare riabilitazione, ma la vita – spiega con un sorriso – va ben oltre. Confinati nell’isolamento, comprendiamo forse meglio che cosa significhi essere una comunità; senza toccarci, siamo gli uni nelle mani degli altri”. Questa è l’ora “in cui i nostri maestri, gli ‘scartati’, ci insegnano la speranza e a ricordare che la vita è trasformazione e possiamo reimparare tante cose. Fare un progetto di vita – conclude – è ben più che mettere o non mettere una mascherina: è rileggere questo tempo e cogliere cosa ci sta insegnando proprio a partire dai fragili”.