“Mentre stiamo vivendo questa fase di ripresa graduale e ritorno alla normalità dopo le restrizioni per il contenimento del contagio da Covid-19, vorrei fare a ciascuno di voi una proposta: prendete carta e penna e scrivete la vostra ‘Lettera per il futuro’”. È l’invito che il vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla, rivolge ai giovani in concomitanza con la fine dell’anno scolastico.
“Mi piacerebbe – scrive il vescovo – che ciascuno di voi, in questi giorni, si fermasse per riflettere su come è cambiata la propria vita in questo periodo e che, ripensando a quei momenti in cui si è ritrovato a volgere lo sguardo verso il Cielo con domande, ringraziamenti o alla ricerca di una consolazione, possa fissare questi pensieri per sempre nella propria Lettera per il futuro”.
“La ‘Lettera per il futuro’ – spiega mons. Brambilla – è una lettera che indirizzerete a voi stessi, in cui ciascuno potrà raccontare al ‘se stesso del futuro’ come ha vissuto queste settimane di lockdown. È uno spazio per descrivere i sentimenti che avete provato, le scoperte che avete fatto su voi stessi e sugli altri, i sogni che avete messo nel cassetto, i desideri che avete coltivato, cosa vorreste cambiare nei prossimi anni e quali riflessioni sulla direzione della vostra vita vi hanno accompagnato”. “Una lettera – prosegue – che ha un po’ il sapore di una pagina dei vecchi diari, quando i social network non li avevano ancora parzialmente sostituiti, da riprendere in mano tra due o tre anni”. “Imbustate la lettera, scriveteci sopra il vostro nome e la data in cui desiderate riaprirla. Scriverla – assicura il vescovo – sarà per voi l’occasione per ripensare a questo periodo, rileggere i vostri sogni. Riaprendola, scoprirete che cosa quel ragazzo o quella ragazza che oggi sta ricominciando a incontrare gli amici e che spera di poter tornare presto a scuola, all’università, sul lavoro, in oratorio, potrà dire all’uomo e alla donna che diventerete”. E, ancora, un ultimo consiglio: “Conservatela sempre, sarà il vostro tesoro: in essa resterà inalterata quella luce di quel Cielo a cui vi siete rivolti, nei mesi che sono appena trascorsi, nel silenzio della vostra camera”.