“La Pentecoste ci ricorda la nostra vocazione umana: costruire una sola famiglia, costruire fraternità”. Lo ha evidenziato ieri l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nell’omelia pronunciata durante la messa che ha presieduto in occasione della Pentecoste al santuario di Santa Maria in Aula Regia.
“Siamo arrivati al termine del mese di maggio, mese tradizionalmente dedicato a Maria, dopo un cammino tra chiusure e aperture, paura e gioia, determinate da una malattia che improvvisamente ha cambiato la nostra vita”, ha osservato l’arcivescovo, aggiungendo che “l’anno mariano per ricordare l’Incoronazione della Madonna del popolo, a quattrocento anni di distanza, continua però fino al 31 dicembre, quando ringrazieremo insieme il Signore in questo nostro Santuario”.
Soffermandosi poi sul significato della Pentecoste, mons. Perego ha richiamato “il Magistero post-conciliare da san Paolo VI a Papa Francesco” che ricorda l’“impegno della Chiesa ad uscire da una logica locale e nazionale nell’evangelizzazione, ma anche nell’impegno sociale e politico”. “La Pentecoste – ha notato – ci ricorda la verità della creazione e diventa la forza per rinnovarla, uscendo dall’egoismo e dall’individualismo e aprendoci alla solidarietà e alla fraternità”. “Dopo la Pentecoste – ha proseguito l’arcivescovo – gli apostoli con Maria sentono questa missione di andare tra le genti e di superare – come avverrà al Concilio di Gerusalemme – il rischio di considerare il Vangelo solo per sé, per i vicini e non per i lontani, per i Giudei e non per i pagani”. “Ringraziamo Maria, la Madonna del popolo, per averci accompagnati, quasi presi per mano in questo mese di maggio in cui ci siamo fermati ai suoi piedi nei diversi santuari diocesani. Chiediamo a Lei, Vergine e Madre, Madonna del popolo, incoronata Regina quattrocento anni fa, di continuare ad accompagnare i nostri passi e le nostre scelte – ha concluso – rendendoci capaci di essere testimoni del Vangelo e costruttori di una sola famiglia umana”.