“Chiediamo che la regolarizzazione temporanea di immigrati, proposta per assolvere alle esigenze lavorative più immediate, possa tradursi in un permesso di soggiorno che dia loro la possibilità di risiedere legittimamente e stabilmente nel Paese. Questa è non solo un’istanza di legalità, ma una forma di riconoscenza verso chi ci sta aiutando nel momento del bisogno”. Così l’arcidiocesi di Gaeta e Libera Sud Pontino, presidio don Cesare Boschin, sostengono la proposta di regolarizzazione degli immigrati “che lavorano nel nostro Paese aiutando le nostre famiglie, raccogliendo i prodotti della terra e, più in generale, contribuendo al benessere di noi tutti”. La proposta – si legge in una nota – non riguarda solo il tema del lavoro, ma va sostenuta innanzitutto in nome del principio di umanità sancito dalla Costituzione italiana che, all’articolo 2, afferma: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. “La regolarizzazione è necessaria anche per questioni di sicurezza sanitaria”, sostengono i firmatari: “Il nostro sostegno si basa sul rispetto della dignità di ogni persona, in un rapporto solidaristico e, come cristiani, ce lo impone la nostra fede nel Vangelo”. “Nell’esperienza della pandemia abbiamo compreso come non ci siano confini o steccati che possono ostacolare il percorso del virus, siamo tutti nella stessa tempesta”, si legge ancora nel comunicato: “Gli immigrati non regolari in Italia sono troppo spesso sfruttati, marginalizzati e spinti a diventare manovalanza per gruppi criminali per poter sopravvivere. A partire dai più fragili e vulnerabili vogliamo remare insieme, chiedendo la regolarizzazione per contribuire a costruire insieme una società basata sulla giustizia e sul rispetto della dignità di ogni singola persona”.