Tornano il 9 e 10 maggio i pacchi di riso, Carnaroli 100% italiano della Fdai-Filiera agricola italiana, della XVIII campagna nazionale “Abbiamo riso per una cosa seria” a favore dell’agricoltura familiare in Italia e nel mondo, promossa da Focsiv – Volontari nel mondo, insieme a Coldiretti e Campagna Amica.
In attesa di ritornare il 26-27 settembre e il 3-4 ottobre nelle piazze, nelle parrocchie e nei mercati di Campagna Amica, i pacchi di riso si trovano sulla piattaforma www.gioosto.com. L’iniziativa si avvale, anche per questa edizione, della diffusione nei Centri missionari diocesani, grazie alla collaborazione con l’8×1000 alla Chiesa cattolica e di Ubi Banca.
Grazie ai pacchi di riso della Campagna si può sostenere un unico grande progetto con un intervento in Italia e 34 nel mondo in difesa di chi lavora la terra. In particolare, SanfereOrto a Lodi, l’intervento italiano di agricoltura sociale, che recupera un orto ed un frutteto, punto di partenza dell’intervento il cui scopo principale è educare ed attivare la cittadinanza all’inclusione sociale dei più fragili e vulnerabili, grazie al riavvicinamento alla terra con un modello “familiare” di agricoltura che salvaguardia un bene comune, ricostituendo e rafforzando il sentimento di comunità.
“Questa iniziativa non è solo un’azione di sostegno degli interventi di agricoltura familiare proposti dai nostri soci in tante parti del mondo e in Italia, ma è soprattutto un grande movimento che ribadisce come nessuno di noi debba più delegare alcuno per ciò che ci riguarda più da vicino: il liberarci dalla schiavitù dei prezzi imposti dalle multinazionali dell’agroalimentare, dal fenomeno del caporalato, dai condizionamenti dell’agribusiness, dai cambiamenti climatici e dalle cause che portano all’emigrazione di milioni di persone e che oggi ci costringono in lockdown a causa della pandemia – sottolinea Gianfranco Cattai, presidente di Focsiv –. Siamo consapevoli che vi sono milioni di ettari di terre presi in concessione dalle grandi imprese agroalimentari e minerarie in luoghi strappati ai popoli indigeni, ai piccoli contadini, alle famiglie e alle comunità, mettendo a repentaglio sia la sopravvivenza di chi lavora e la qualità dei prodotti agricoli sia la sostenibilità di chi, come i tanti contadini anche italiani, cerca di coltivare cibo sano e di qualità. È necessaria un’alleanza tra Nord e Sud del mondo nel segno della consapevolezza, nel rispetto delle diversità e specificità, nel solco dell’agricoltura familiare, nel percorrere le strade di uno sviluppo sostenibile capace di mettere al centro le persone, le famiglie, le comunità”.