“Per la prima volta, in 137 anni, a causa della pandemia che ha colpito tutto il mondo, ci ritroviamo nel santuario vuoto, senza le migliaia di persone che ogni anno, in questo giorno e nella prima domenica di ottobre, giungono da ogni parte d’Italia e del mondo, molte volte anche percorrendo decine di chilometri a piedi. Saluto in modo speciale tutti e ciascuno, collegati con noi attraverso la televisione, e vi assicuro che, anche da lontano, siete presentissimi, oggi, qui, davanti alla nostra veneratissima icona!”. Ha esordito, così, stamattina mons. Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei, nel saluto che ha introdotto la messa, presieduta dal card. Crescenzio Sepe, prima della supplica alla Vergine del Rosario di Pompei.
“La Chiesa, a cominciare dal Papa, è in prima linea in questa emergenza”, ha affermato il presule ricordando i ventilatori polmonari donati da Papa Francesco all’Ospedale Cotugno. Poi ha citato le iniziative del santuario, come quelle dei centri diurni, affidati alla Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei e ai Fratelli delle Scuole cristiane che, pur non potendo più ospitare le centinaia di ragazzi e ragazze, “mantengono vivi i rapporti con loro” o la mensa dei poveri, che “non ha mancato di fornire ai suoi assistiti pacchi viveri e nei prossimi giorni inizierà la consegna del cibo da asporto”. Perché “la carità non si ferma”.
E anche nell’emergenza “la vita ci fa doni inaspettati”: “Come la bimba, di appena tre giorni, che è stata affidata l’8 marzo a una delle nostre case famiglia presenti nel Centro per il bambino e la famiglia ‘Giovanni Paolo II’, all’inizio dell’emergenza. L’abbiamo accolta come una carezza della Madonna!”.
In questo lungo periodo di lontananza fisica dal santuario, ha evidenziato mons. Caputo, “il legame con gli innumerevoli devoti della Vergine di Pompei, presenti in Italia e nel mondo, non si è mai spezzato, ma è stato nutrito dalla corrispondenza, dalle celebrazioni in streaming e da quelle trasmesse in tv”.
La preghiera, poi, in questi giorni difficili, “è diventata conforto e ed espressione della nostra speranza, perché l’emergenza si concluda presto e si ponga fine alle sofferenze di chi è stato colpito”. La supplica, che sarà recitata alla fine della messa, “è un testo di grande attualità, soprattutto in questo periodo di emergenza, perché racchiude tutti i dolori e le speranze della famiglia umana”, ha concluso l’arcivescovo.