“Mons. Eugenio Ravignani, venuto a mancare la notte del 7 maggio, era anche lui un figlio dell’Istria, essendo nato nel 1932 a Pola, entrata a far parte dell’Italia alla fine della Prima guerra mondiale. Lasciò la sua città natale nel 1946 per intraprendere gli studi seminariali a Trieste (all’epoca entrambe le località giuliane facevano parte della Zona A sotto amministrazione militare anglo-americana), proseguirli a Vittorio Veneto e terminarli nuovamente nella città di San Giusto”. Lo sottolinea una nota a firma di Renzo Codarin, presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Dopo essere stato vescovo di Vittorio Veneto, è stato pastore della Chiesa di Trieste dal 1997 al 2009, allorché gli subentrò l’attuale arcivescovo Giampaolo Crepaldi. “Durante la permanenza al vertice della diocesi triestina, presiedette assieme al prefetto della Congregazione delle cause dei santi Angelo Amato nella cattedrale di San Giusto il 4 ottobre 2008 la celebrazione di beatificazione di don Francesco Bonifacio, il sacerdote di Pirano (1912-1946) martirizzato in odium fidei dalle guardie popolari che all’epoca imperversavano nella Zona B sotto amministrazione militare della Jugoslavia comunista di Tito”, ricorda Codarin, evidenziando che “il profondo legame instauratosi fra il polesano Ravignani e Trieste è stato una delle tante dimostrazioni dell’indissolubile rapporto che esiste da sempre e in molteplici ambiti fra il capoluogo giuliano e il suo naturale entroterra istriano”.