La Comunità di Sant’Egidio rivolge un appello urgente perché “si arrivi finalmente a regolarizzare chi lavora in nero, sia nei campi che nelle nostre case, cittadino italiano o straniero che sia. Si tratta non solo di un incontestabile atto di giustizia (a meno che non si sia favorevoli allo sfruttamento dei lavoratori) ma anche di un provvedimento che aiuta a proteggerci dal contagio della pandemia perché fa emergere situazioni pericolose anche a livello sanitario”. In una nota, Sant’Egidio rivela inoltre che “l’attuale chiusura delle frontiere, dettata dal Covid-19, determina oltretutto, per quanto riguarda gli stranieri, l’impossibilità che le future regole favoriscano indiscriminati ingressi nel nostro Paese”.
“Oltre alle richieste urgenti di manodopera, soprattutto nel settore agricolo, sollevate dagli imprenditori, è necessario anche sottolineare il grande bisogno che c’è, nelle nostre case, di servizi alle persone, in particolare a malati, anziani e bambini, soprattutto in questo momento di crisi sanitaria”, prosegue la Comunità, secondo cui “regolarizzare chi si occupa dei nostri cari, come “badanti”, baby-sitter e altre categorie di lavoratori domiciliari, è una preziosa opera di prevenzione sanitaria oltre che di grande conforto per le famiglie italiane”.
Infine, sottolinea Sant’Egidio, “fare emergere chi è presente in Italia, lavora o ha lavorato – dopo 8 anni in cui non è stata attuata alcuna regolarizzazione – è di grande aiuto per il contrasto del racket e dell’illegalità in un momento in cui, per far ripartire l’economia, c’è bisogno di assoluta trasparenza e di partecipazione attiva di tutte le energie positive presenti del nostro Paese”.