“Le misure messe in campo dal Governo per contrastare l’emergenza economica e sociale generata dalla pandemia ed amplificata da chi ha tagliato in questi anni diritti sociali, investimenti e fondi sulla sanità e l’istruzione pubblica, non sono sufficienti. Riconosciamo alcuni sforzi fatti, ma servono anche altre misure urgenti e necessarie, mentre quelle messe in capo devono essere ampliate e migliorate se vogliamo che siano efficaci per raggiungere tutti coloro che non hanno nessuna forma di protezione sociale. Se non verranno ascoltati i contributi e le proposte di centinaia di realtà sociali e del mondo del volontariato rappresentate nel Patto ‘GiustaItalia’, la crisi sociale rischia di colpire più della metà del paese e di trasformarsi in crisi democratica, favorendo enormemente mafie e corruzione”. Queste le dichiarazioni dei promotori di #Giustaitalia, patto per la ripartenza promosso Libera con Avviso pubblico, Legambiente, Arci, Rete dei numeri pari, Rete della conoscenza, Fuci, Centro studi Pio La Torre, Cooperare con Libera Terra, Acsi, Us Acli, Fondazione Interesse Uomo, Cgil, Cisl, Uil dopo l’incontro in videoconferenza con la senatrice Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, per illustrare le proposte emendative sui temi dei diritti sociali al disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto Liquidità.
Nel dettaglio le realtà promotrici del Patto giudicano positivamente l’intento del Governo di introdurre misure di sostegno al reddito, attraverso forme strutturali come il Reddito di cittadinanza (Rdc) ed emergenziali come il Reddito di emergenza (Rem), ma ritengono “necessarie e urgenti modifiche e maggiori investimenti in tal senso, se si vogliono garantire tutti coloro che stanno rimanendo indietro”. È altrettanto urgente – proseguono i promotori di #Giustaitalia – sospendere o ridurre drasticamente gli affitti regolati dal mercato, bloccare le procedure esecutive di sfratto, prevedere un contributo specifico per il periodo di crisi economica causata dal Covid-19 e abolire l’art.5 del piano casa Lupi-Renzi. Inoltre, manca nel Decreto un piano pluriennale per garantire le persone senza fissa dimora, le comunità Rom e chi è in condizione di detenzione, tra le categorie più colpite dal Covid-19 e dalla crisi sociale.
Anche sulla povertà educativa chiedono un maggiore sforzo al Governo per permettere a milioni di studenti e studentesse di tutte le età di accedere, senza ostacoli di alcun tipo, al diritto allo studio e alla formazione. Le realtà promotrici del Patto chiedono, infine, di regolarizzare tutti i lavoratori migranti, attualmente sprovvisti di un regolare titolo di soggiorno, e una riforma complessiva del welfare italiano che sia finalmente in grado di superare i cronici limiti delle misure di protezione sociale spesso troppo frammentate, a macchia di leopardo sul territorio nazionale e cronicamente sottofinanziate.