“Il lavoro che sta portando avanti il Ministero della Salute, con la Croce Rossa e altri organismi, sta dando risultati contro il Coronavirus, ma siamo preoccupati per il rischio contagio nei campi rifugiati siriani e palestinesi. Se accadesse sarebbe una tragedia”: è quanto dichiarato al Sir dal presidente di Caritas Libano, padre Michel Abboud. I numeri sembrano confermare un certo ottimismo: “I casi accertati in tutto il Paese sono, al 6 maggio, 750, mentre i decessi 25”. Il Libano oggi è uno dei Paesi dove vive il più alto numero di rifugiati al mondo se messo in rapporto con quello dei suoi abitanti. “Con il Coronavirus preoccupa tantissimo anche la crisi economica che ne sta seguendo e che va ad aggravare quella già da tempo in atto”, aggiunge padre Abboud. “Stanno crescendo i disoccupati, le famiglie non hanno più nulla o quasi per vivere, siamo ormai alla soglia di povertà – rimarca il presidente di Caritas Libano -, la svalutazione della lira libanese non consente nemmeno a chi ancora lavora di poter comprare il necessario. Coloro che avevano due risparmi da parte li hanno già finiti per sfamare i propri congiunti”. “Come Caritas – spiega padre Abboud – stiamo seguendo circa 20mila famiglie, ma sarebbero molte di più quelle che hanno bisogno di aiuto materiale e medico. Lo sforzo di adesso è di portare loro il sostegno necessario. Non è ammissibile vedere piangere i bambini perché hanno fame. Ci arrivano tantissime richieste di aiuto ogni giorno. Serve per questo un coordinamento di tutti gli aiuti per non disperdere risorse e tempo”. “Con la Chiesa maronita abbiamo costituito, già prima della pandemia, un ‘Comitato per la crisi’ e stiamo organizzando gli aiuti su scala locale così da essere presenti sul territorio in maniera efficace. Il progetto sta prendendo forma e servono aiuti anche economici per dotarci di un fondo cui attingere per i bisogni. Per questo – conclude padre Abboud – confidiamo molto nell’aiuto internazionale delle Chiese e delle Caritas sorelle”.