“I doverosi controlli delle autorità preposte non devono diventare ossessivo accanimento e, tantomeno, pretesto per penalizzare o addirittura fermare chi salva vite umane in mare. Perché altrimenti non si tratterebbe di eccessivo zelo, ma di uso ‘politico’ delle norme, distorcendone senso e finalità”. Lo dichiara in una nota Mediterranea Saving Humans, in riferimento allo stop alla navigazione delle navi ong Alan Kurdi e Aita Mari in fermo amministrativo nel porto di Palermo, dopo alcuni salvataggi effettuati nel Mediterraneo. “È accaduto, in ben dodici occasioni in un anno e mezzo, anche alla nostra nave Mare Jonio – ricorda nella nota l’ong -. Non vediamo lo stesso accanimento delle autorità sulle violazioni dell’obbligo del soccorso in mare, sui ritardi che provocano tragedie e morti, sul tenere decine di naufraghi , donne uomini e bambini, come sta accadendo in queste ore alla nave mercantile ‘Marina’, al largo senza concedere lo sbarco per diversi giorni”. Mediterranea esprime “tutta la nostra solidarietà e forza” ad Alan Kurdi e ad Aita Mari e “ai loro comandanti e ai loro equipaggi, sicuri che saranno pronti a riprendere presto il mare, adempiendo a tutte le legittime prescrizioni, come ci prepariamo a fare con la nostra Mare Jonio”. “Nel frattempo, chi si prende la responsabilità di bloccare le ultime navi civili rimaste a salvare vite, dovrebbe sostituirle subito con assetti governativi adeguati a intervenire con la stessa tempestività in tutto il Mediterraneo centrale”.