“La tutela dei diritti umani dei profughi interni esige l’adozione di specifici strumenti legislativi e di appropriati meccanismi di coordinamento da parte della comunità internazionale, i cui legittimi interventi non potranno essere considerati come violazioni della sovranità nazionale”. È quanto si legge negli Orientamenti pastorali sugli sfollati interni, elaborati dalla sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale e pubblicati oggi. “L’assistenza e i programmi a favore degli sfollati interni raramente riservano un’attenzione particolare per i più vulnerabili”, la denuncia del testo, “tra cui le persone che sono fuggite da conflitti armati, bambini non accompagnati o separati dalle famiglie, bambini soldato, donne e bambini vittime di abusi, persone con disabilità e appartenenti a gruppi etnici discriminati”. “Sostenere lo sviluppo e l’attuazione di programmi e politiche di riabilitazione degli Idp (Internally Displaced People), in particolare dei minori, affetti da traumi psicologici e lesioni fisiche durante i conflitti armati, specialmente attraverso l’accesso all’educazione come forma di protezione e come mezzo per strutturare le loro vite e quelle delle loro famiglie”, il primo compito della Chiesa cattolica: “Un’alta percentuale dei rifugiati è costituita da bambini, che sono i più gravemente colpiti a causa delle prove subite durante la loro crescita; il loro equilibrio fisico, psicologico e spirituale è seriamente compromesso”. Di qui la necessità di “invocare politiche che proteggano la famiglia e che prevengano la separazione familiare durante tutte le fasi dello sfollamento interno, comprese politiche che promuovano il ricongiungimento familiare, specialmente in presenza di bambini non accompagnati e separati”. Le famiglie, inoltre, “dovrebbero godere del rispetto della vita privata e familiare ed avere la possibilità di ottenere il ricongiungimento con i propri familiari”. Applicare il “principio del superiore interesse del bambino” in tutte le fasi dello sfollamento interno oltre che nella fase del ritorno e/o durante il processo di integrazione di bambini e minori, l’altra indicazione del testo, in cui si esorta ad “incoraggiare gli Stati a rispettare gli obblighi derivanti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia quando adottano una legislazione nazionale per far fronte alla situazione di vulnerabilità dei minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia”, ad attuare la normativa contro il reclutamento di bambini soldato e ad “offrire programmi di recupero e reintegrazione per i bambini coinvolti nei conflitti, con un’attenzione particolare verso i bambini soldato”. Questi ultimi, maschi e femmine, “devono essere inclusi nei programmi di disarmo, smobilitazione e reinserimento post conflitto, affinché sia offerta loro un’autentica opportunità di integrazione”.