Le misure antidumping o antisovvenzioni istituite dalla Commissione comportano in media una riduzione dell’80% delle importazioni sleali e nel 2019 hanno protetto 23mila posti di lavoro in più. Questo dice il rapporto annuale della Commissione europea pubblicato oggi, che mette sotto la lente l’efficacia delle misure Ue nel contrastare le pratiche commerciali internazionali sleali. Nel corso del 2019, l’Ue ha messo in atto 140 misure di difesa commerciale, il 5% in più rispetto all’anno precedente: 121 di antidumping, 16 contro sovvenzioni e tre misure di salvaguardia. Le misure sono state applicate per difendere da importazioni sleali soprattutto dalla Cina, poi da Russia, India e Stati Uniti.
Con il dazio all’importazione statunitense sull’acciaio imposto all’inizio del 2019 la Commissione ha adottato misure di salvaguardia definitive per una gamma di prodotti siderurgici di tutte le origini. Nel 2019 sono aumentati i casi riguardanti l’elusione (con passaggi di merci attraverso esportatori o Paesi terzi): quattro sono le inchieste antielusione che la Commissione ha avviato, tra cui la più grande di tali indagini fino ad oggi su stoviglie e utensili da cucina provenienti dalla Cina, che ha esteso i dazi a altre 30 società.
Ma anche le misure adottate da altri Paesi contro le importazioni dall’Ue sono state numerose (175 nel 2019) e si prevede che restino sulla medesima grandezza, anche se la “Commissione è stata molto decisa a intervenire nelle indagini estere che hanno ingiustamente indirizzato le esportazioni dell’Ue”. “Garantire che le nostre aziende operino in condizioni di mercato eque sarà ancora più cruciale nei tempi di ripresa post-corona della crisi”, ha indicato il commissario per il Commercio Phil Hogan. “Il sistema che abbiamo in atto funziona e le riforme degli ultimi anni stanno dando i loro frutti”.