Si chiama play4you il nuovo progetto online dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dedicato agli adolescenti oncologici. Ideata per superare i limiti imposti dalla malattia e dal periodo di quarantena dovuto al Covid-19, la nuova “stanza vituale” è stata messa a punto dagli psicologi, dal personale medico e infermieristico e dagli educatori del Dipartimento di oncoematologia e terapia genica e cellulare del nosocomio. L’iniziativa vede anche la partecipazione dei volontari dediti alle attività ludiche, appartenenti a diverse associazioni. Si tratta di un nuovo strumento del progetto “Adolescenti4You”, nato nel 2017, per dare una risposta alle necessità di ragazzi e ragazze con una storia comune di malattie onco-ematologiche. Un modello nuovo di assistenza – clinica e psicosociale – che supporti i bisogni legati alla malattia e alla necessità di garantire continuità alla vita fuori dall’Ospedale, fatta di famiglia, amici, scuola, affetti e hobby. L’iniziativa è stata voluta da Franco Locatelli, direttore del Dipartimento, che spiega: “Trattare un adolescente significa che devi essere disponibile a metterti in gioco e confrontarti su un terreno che non è più il tuo, da molti decenni. È come giocare una partita in trasferta”. È possibile connettersi a play4you tutti i pomeriggi, dal lunedì al venerdì, attraverso un apposito link che viene fornito ai partecipanti. Gli adolescenti ricoverati nei diversi reparti di oncoematologia, quelli in day hospital e coloro che si trovano a casa, possono collegarsi per incontrarsi, giocare in gruppo o singolarmente, confrontarsi con persone che vivono la stessa “vita da paziente”. Nella stanza virtuale sono sempre presenti uno o più specialisti del team per favorire e monitorare lo scambio tra i ragazzi; più di 25 i partecipanti, divisi in gruppi spontanei di 4-5 che si ritrovano ogni giorno. Il progetto “può diventare un’esperienza da conservare per altri possibili utilizzi e applicazioni – osserva Giuseppe Maria Milano, oncologo e referente delll’iniziativa -. Non solo durante l’attuale emergenza, ma nella ‘normale’ solitudine di un ragazzo adolescente in isolamento a causa della sua patologia”.