Da oggi “cominceremo di nuovo a uscire di casa, incontreremo un altro mondo, non più quello di due mesi fa. Uscendo con Gesù, troveremo pascolo, vedendo nell’altro, oltre la mascherina che ne cela il volto, non un avversario di cui diffidare ma un compagno di viaggio con cui camminare. A distanziarci sarà solo lo spazio fisico, non altro”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, nell’omelia pronunciata nella messa che ha presieduto in cattedrale.
Introducendo la celebrazione, trasmessa in streaming, l’arcivescovo ha invitato a considerare i mesi trascorsi “con il loro tragico bagaglio di sofferenza e di morte” come “una provocazione e una chiamata a tornare all’essenziale”. “Il pericolo per tutti noi – ha aggiunto – è di riprendere il ritmo della vita lasciando inevase le tante domande emerse in quest’ora surreale”. Nell’omelia, mons. Tisi ha evidenziato la necessità di “avere come obiettivo della vita l’essere vincolati all’altro, percepirne la presenza non come un optional, ma una necessità. I suoi atti sono essenziali ai miei; la mia vita è essenziale alla sua. Nessuno può salvarsi da solo, la forma più alta della libertà è la solidarietà”. “Non ci sono alternative alla fratellanza, pena tornare alla dittatura dell’‘io’, con conseguente disgregazione del corpo sociale”, ha ammonito l’arcivescovo: “In questo momento di ripartenza, di tutto abbiamo bisogno tranne che del ritorno a una vita dove a dettare le danze siano, per l’ennesima volta, le istanze del nostro ego. La Chiesa e le nostre comunità non sono per nulla esenti da questa tremenda eventualità”.
“In queste settimane – ha aggiunto – stiamo soffrendo per tante persone che devono vivere in solitudine la malattia. Tanti sono morti senza il conforto dell’affetto dei propri cari, sono stati sepolti in solitudine. Questa resterà per sempre una ferita che non si rimargina”.