“Per valutare correttamente l’impatto del coronavirus Covid-19 nel nostro Paese è opportuno considerare “tre Italie”. È quanto suggerisce il rapporto sull’“Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente” relativo al primo trimestre 2020, diffuso oggi da Istituto nazionale di statistica (Istat) e Istituto superiore di sanità (Iss).
“La diffusione geografica dell’epidemia di Covid-19 è eterogenea”, viene spiegato: “Nelle Regioni del Sud e nelle isole, la diffusione delle infezioni è stata molto contenuta, in quelle del Centro, è stata mediamente più elevata rispetto al Mezzogiorno mentre in quelle del Nord la circolazione del virus è stata molto elevata”.
Nelle aree a media (tra 40 e 100 casi per 100mila residenti) e in quelle a bassa incidenza (meno di 40 casi per 100mila residenti) il numero dei casi inizia ad aumentare dalla metà di marzo raggiungendo il picco, rispettivamente, tra il 24 e il 25 marzo 2020. Per tali aree, dopo il raggiungimento del picco non si è assistito a una diminuzione costante, segno evidente che l’epidemia, anche se in maniera rallentata, è ancora in corso. “Va comunque sottolineato – spiegano Istat e Iss – che la curva dei casi diagnosticati ha subito il rallentamento osservato soprattutto per le misure di ‘lockdown’ intraprese prima in alcune aree del Nord e quindi su tutto il territorio nazionale dall’11 marzo”. Il 52,7% dei casi (104.861) è di sesso femminile. L’età mediana è di 62 anni (range 0-100). Nelle fasce di età 0-9 anni, 60-69 e 70-79 anni si osserva un numero maggiore di casi tra gli uomini rispetto alle donne. Nella fascia di età maggiore di 90 anni, le donne sono più del triplo degli uomini probabilmente a causa della netta prevalenza femminile in questa fascia di età.
La grande maggioranza dei decessi (89%) si registra nelle province definite a diffusione alta (oltre i 100 casi ogni 100mila residenti), laddove è dell’8% nelle aree a diffusione media e del 3% in quelle a diffusione bassa. Il 32% dei decessi totali ha coinvolto il genere femminile, questa proporzione resta invariata all’interno della classe definita a diffusione alta mentre è leggermente più elevata nelle altre due classi (34% per diffusione media, 35% per quella bassa).