“Guardiamo la Chiesa come fa lo Spirito, non come fa il mondo”. E’ l’invito del Papa, nell’omelia della messa celebrata nella basilica di San Pietro, alla presenza id circa 50 persone, nel giorno di Pentecoste. “Il mondo ci vede di destra e di sinistra, con questa ideologia o quell’altra; lo Spirito ci vede del Padre e di Gesù”, ha spiegato Francesco: “Il mondo vede conservatori e progressisti; lo Spirito vede figli di Dio. Lo sguardo mondano vede strutture da rendere più efficienti; lo sguardo spirituale vede fratelli e sorelle mendicanti di misericordia”. “Lo Spirito ci ama e conosce il posto di ognuno nel tutto”, ha proseguito il Papa: “per Lui non siamo coriandoli portati dal vento, ma tessere insostituibili del suo mosaico”. “Torniamo al giorno di Pentecoste e scopriamo la prima opera della Chiesa: l’annuncio”, l’invito: “Gli apostoli non preparano una strategia, non hanno un piano pastorale. Avrebbero potuto suddividere la gente in gruppi secondo i vari popoli, parlare prima ai vicini e poi ai lontani, tutto ordinato… Avrebbero anche potuto aspettare un po’ ad annunciare e intanto approfondire gli insegnamenti di Gesù, per evitare rischi… No. Lo Spirito non vuole che il ricordo del Maestro sia coltivato in gruppi chiusi, in cenacoli dove si prende gusto a ‘fare il nido’”. “Questa è una brutta malattia, che può rovinare la Chiesa”,m ha commentato a braccio: “la Chiesa non comunità, non famiglia, non madre, non nido”. Lo Spirito Santo, invece, “apre, rilancia, spinge al di là del già detto e del già fatto, oltre i recinti di una fede timida e guardinga”. “Nel mondo, senza un assetto compatto e una strategia calcolata si va a rotoli”, ha osservato Francesco: “Nella Chiesa, invece, lo Spirito garantisce l’unità a chi annuncia. E gli Apostoli vanno: impreparati, si mettono in gioco, escono. Un solo desiderio li anima: donare quello che hanno ricevuto”. “Il segreto dell’unità, il segreto dello Spirito è il dono”, ha spiegato il Papa, secondo il quale “da come intendiamo Dio dipende il nostro modo di essere credenti”: “Se abbiamo in mente un Dio che prende e si impone, anche noi vorremo prendere e imporci: occupare spazi, reclamare rilevanza, cercare potere. Ma se abbiamo nel cuore Dio che è dono, tutto cambia. Lo Spirito, memoria vivente della Chiesa, ci ricorda che siamo nati da un dono e che cresciamo donandoci; non conservandoci, ma donandoci”.