“Ci ritroviamo in un tempo che ci ha cambiati nell’animo e rivoltati come un guanto. Eppure, a volte, noi pastori osserviamo che tutto è cambiato, ma si corre il rischio che non cambi davvero nulla”. Lo ha detto oggi mons. Sergio Melillo, vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, nell’omelia della Messa crismale, celebrata in cattedrale. “Avvertiamo l’affanno, il passo incerto della gente, di nuovi poveri, delle nostre comunità nella difficoltà, come quando ci si avventura in una landa sconosciuta, ci si inerpica su un sentiero montano e non si ha il giusto orientamento per la meta – ha aggiunto -. Abbiamo sguardi pieni di lacrime e di attese, di dolori e di speranze verso un futuro che appare incerto per il lavoro, le famiglie, i giovani, le religiose provate come le suore di S. Francesco Saverio. Da cristiani, da sacerdoti, chiediamo al Signore il coraggio per viaggiare attraverso la tempesta…”.
Ma dove ricercare la ragione di quanto accade? “Siamo stati spiazzati, proiettati su scenari nuovi, aldilà di consolidati stereotipi anche della pastorale”, ha ammesso il presule, per il quale “il primo moto del cuore è la chiamata all’unità, tante volte implorata, che è tutt’uno con la chiamata all’amore di Dio. Lo significa la sacramentalità dell’ordinazione sacerdotale, l’Eucarestia lo esige, da parte del vescovo, dai presbiteri e da tutti i fedeli”. Di qui l’invito: “Riprendiamo con coraggio il cammino, avendo le comunità nel cuore e nella memoria, sapendo che in agguato vi è il peccato con gli egoismi, e i pregiudizi”.
“La Chiesa non invecchia mai, conserva il vigore degli anni della giovinezza, la saggezza degli anziani, comprende con l’aiuto della meditazione, del pensiero, della preghiera, sostenuta dalla Madre del Signore, le ragioni della sua esistenza, la sua presenza e la sua attualità”, ha concluso.