Nella “fase 2” gli italiani si sentono più vulnerabili ed esposti al contagio della “epidemia economica” di quanto non temano il contagio da Covid-19. Infatti, circa 2 italiani su 3 (il 58% degli intervistati) si sentono “abbastanza o molto a rischio” per la situazione economica della propria famiglia, mentre solo 1 italiano su 3 si sente “abbastanza o molto a rischio” di contrarre il Coronavirus (un dato sostanzialmente stabile rispetto alla fase 1). È quanto emerge dai primi risultati di una nuova “wave” di ricerca lanciata – nell’ambito del progetto “Craft” dell’Università Cattolica, campus di Cremona – dal team di ricercatori dell’EngageMinds Hub dell’Ateneo del Sacro Cuore coordinato da Guendalina Graffigna, ricerca relativa alle ricadute dell’emergenza sanitaria sulle percezioni e sulle preoccupazioni dei consumatori italiani.
Di questi risultati preliminari si parlerà nell’evento serale di #OpenWeekUnicatt intitolato “Come ripartire e come ripartire dall’Università?” che potrà essere seguito sui canali social della Cattolica, oggi, alle 18,30, e a cui parteciperanno insieme a Guendalina Graffigna i professori dell’Università Cattolica, Fausto Colombo e Ivana Pais.
Nei prossimi giorni, l’analisi si completerà con nuovi dati e ulteriori insight che verranno presentati in un webinar che l’EngageMinds HUB della Cattolica terrà il 5 giugno, alle 11.30, sui suoi canali social.
Alla domanda: “Quanto si direbbe preoccupato per le ricadute economiche dell’emergenza Covid-19?”, in media gli italiani hanno risposto 8,5 su una scala che va da 1 a 10. La preoccupazione è legata alla situazione finanziaria dei cittadini e alle prospettive per il futuro: il 43% degli intervistati riporta che la propria situazione economica è peggiorata nell’ultimo anno (+22% rispetto alla fase 1) e il 37% pensa che le proprie finanze peggioreranno nel corso del prossimo anno (+17%). Inoltre, l’80% ritiene che la situazione economica italiana sia peggiorata nell’ultimo anno (+29%) e il 57% pensa che continuerà a peggiorare nei prossimi 12 mesi (+16%).
Sul piano psicologico questo può voler dire che la preoccupazione per gli aspetti economici rischia, in futuro, di ridurre l’attenzione personale rispetto al pericolo di contagio e dunque di far abbassare la guardia sulla prevenzione. Una situazione che – spiegano i ricercatori di EngageMinds HUB – può portare a un senso di sfiducia verso le misure preventive e di insofferenza ad aderirvi.
A farsi strada, infine, è la preoccupazione di essere contagiati per via degli alimenti acquistati al supermercato, percepiti come un possibile veicolo di infezione (circa un intervistato su 4 si sente “potenzialmente a rischio” di contrarre il Covid-19 a causa di possibili contaminazioni dei prodotti alimentari consumati).