“La morte di un giovane non ci lascia indifferenti, mai. Soprattutto quando è frutto di violenza. Restiamo sgomenti, impietriti. E ci ribelliamo. Non è possibile morire così. Non possiamo accettare rassegnati, continuando a vivere come se niente fosse accaduto. La fede ci impegna a dire no ad ogni atteggiamento fatalistico”. Lo dichiara mons. Francesco Alfano, arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, dopo la morte, qualche giorno fa, per accoltellamento, di un giovane diciassettenne, nipote di un boss. “Le nostre comunità parrocchiali, impegnate in questo tempo di prova a stare vicino a chi soffre e a ricostruire legami di vera fraternità, si sentono ancora più coinvolte in questa missione che l’intera società deve avvertire come sua: educhiamo le nuove generazioni ad amare la vita, a rispettare i propri simili, a scegliere sempre la via del dialogo e mai quella della prepotenza”, l’invito del presule. “La violenza semina solo divisione, paura e morte – avverte mons. Alfano –. A noi sta a cuore il bene comune. Solo così potremo preparare un futuro migliore per le nostre città e i nostri paesi. Ci crediamo profondamente e siamo certi che molti, soprattutto tantissimi giovani, sono pronti a dare il proprio contributo”. Di qui l’auspicio finale: “Possiamo costruire insieme una civiltà dell’amore, sui solidi pilastri della giustizia e della fratellanza universale. A questo siamo spinti unicamente dal Vangelo e dalla fiducia nell’uomo”.