Operaio morto in cantiere in Salento: mons. Seccia (Lecce), “un peccato grave non investire in sicurezza e prevenzione”

“Un’altra giovane vita spezzata sul suo posto di lavoro. Una morte inaccettabile quella di Simone Martella che ci chiama per l’ennesima volta ad una presa di coscienza comunitaria e il cui sacrificio invoca le istituzioni a fare una volta per tutte un salto di qualità nell’affrontare il tema della sicurezza sul lavoro, non solo in termini legislativi ma come tema che chiama in causa la responsabilità sociale: va fermata questa strage silenziosa ma cruenta allo stesso modo di una guerra”. Lo ha dichiarato, ieri sera, l’arcivescovo Michele Seccia non appena appresa la notizia della morte del giovane Simone Martena, il 35enne di Squinzano, deceduto in seguito ad un incidente sul lavoro sul cantiere di interconnessione Snam-Tap nel territorio di Vernole.
“È un peccato grave non investire in sicurezza e prevenzione – ha proseguito mons. Seccia – mettendo a rischio la vita di tante persone che pur di sopravvivere in una terra affamata di lavoro si accontentano anche di condizioni inaccettabili. Saranno le autorità competenti a stabilire le responsabilità di quanto accaduto, ma noi cristiani non possiamo lavarcene le mani. Siamo tutti corresponsabili quando un giovane ci lascia come è successo per Simone perché il lavoro è per la dignità della persona. Il lavoro è per la promozione umana. Il lavoro è per la vita”.
“Sulla vicenda del gasdotto – ha osservato l’arcivescovo – ribadisco quanto già espresso fin dal mio arrivo nel Salento: ci saranno davvero benefici per questa terra e per la sua gente? Se accanto agli altri dubbi già ben noti dovesse aggiungersi anche quello della sicurezza e della difesa della vita umana, la questione potrebbe assumere contorni ancor più preoccupanti”.
“Mi unisco – ha concluso Seccia – al dolore dei genitori e della famiglia di Simone colpiti da una tragedia insopportabile. E sono vicino a tutta la comunità di Squinzano che paga l’alto prezzo di questa morte bianca. Non è facile trovare le parole e nemmeno le ragioni per guardare avanti con fiducia. Ma la speranza è la forza rigeneratrice che apre il cuore di ogni uomo: la morte di Simone non resti un sacrificio inutile ma un’altra occasione di riflessione e di impegno affinché tutti gli attori in campo abbiano sempre nella mente, nella coscienza e nelle scelte che al centro ci dev’essere prima di ogni altro interesse la vita di ogni uomo”.

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